LO SCOGLIO SU CUI BERLUSCONI STA INCAGLIANDO LA DESTRA ITALIANA

NON SI PUÒ PIÙ TENERE INSIEME LA DESTRA PROTEZIONISTA, “SOVRANISTA” E NO-GLOBAL DEI SALVINI, BRUNETTA E MELONI CON QUELLA LIBERAL-DEMOCRATICA ED EUROPEISTA DEI PARISI, ROMANI E CARRARO

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 415, 21 novembre 2016 – Gli altri documenti e interventi su questo tema sono raccolti nel portale Il nuovo spartiacque della politica mondiale

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Berlusconi pensieroso

Silvio Berlusconi cerca di rimettere in piedi il centro-destra, facendo appello al vecchio sentimento del “sentirsi di destra”. Ma il suo tentativo naufraga sullo scoglio costituito dal nuovo spartiacque della politica mondiale: non si può tenere insieme la destra protezionista, “sovranista” (per favore non chiamiamola “populista”), impegnata a ricostruire muri di frontiera, rappresentata dai Salvini, Brunetta e Meloni, con la destra liberal-democratica, rappresentata dai Parisi, Romani e Carraro, che aspira a integrare l’Italia in Europa per consentirle di affrontare da protagonista le sfide della globalizzazione. È, a ben vedere, lo stesso scoglio sul quale negli USA si è spaccato il fronte repubblicano, la cui rappresentanza parlamentare è per la maggior parte contraria al programma protezionista di Trump, e si è spaccato anche il fronte democratico, che vede invece ora Bernie Sanders tendere la mano allo stesso Trump proprio sul terreno della politica economica; è lo stesso scoglio sul quale l’anno scorso si è spaccata la sinistra di Tsipras in Grecia; è lo stesso scoglio sul quale quest’anno nel Regno Unito si sono spaccati sia i conservatori sia i laburisti in occasione del referendum sulla Brexit; è lo stesso scoglio sul quale in Francia si è spaccata da tempo la destra, ora si sta spaccando anche la sinistra. E sul quale in questa legislatura si è consumata la separazione tra il Pd e la sinistra no-global e no-euro. Il sogno di Silvio Berlusconi di mettere insieme l’una e l’altra destra non ha un futuro; il guaio è che l’incapacità del vecchio leader di vedere il nuovo spartiacque della politica mondiale sta costando caro all’Italia, perché, in un passaggio decisivo come quello attuale, ritarda la necessaria partecipazione al fronte liberal-democratico pro-Europa e pro-global di una parte consistente della società civile e dei suoi rappresentanti politici, che potrebbe essere decisiva. È la stessa parte a cui Matteo Renzi si sta rivolgendo in questi giorni, per far sì che il 4 dicembre vinca il Sì.

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