IL VERO VINCITORE DELLE ELEZIONI AMERICANE OGGI NON RISIEDE NEGLI U.S.A., MA A MOSCA: IN UN MONDO IN CUI ORMAI ANCHE LA COMPETIZIONE POLITICA INTERNA DI CIASCUN PAESE È INVESTITA DALLA GLOBALIZZAZIONE, OCCORRE CHE DI QUESTO PRENDANO ATTO ANCHE I LEADER DELLA UE
Editoriale telegrafico, 9 novembre 2016 – In argomento v. anche Per fortuna la maggior parte degli elettori di Trump non condivide le sue idee in politica estera.
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1. Salvini – Ha commentato entusiasticamente così: “una botta alla globalizzazione”. In questo commento c’è molto di vero; va anche detto, però, che per la prima volta abbiamo assistito negli U.S.A. a una campagna elettorale nella quale ha giocato un ruolo molto rilevante una potenza straniera: la Russia di Putin. E, a quanto pare, ottenendo il risultato voluto. Si verifica dunque il paradosso per cui una inedita globalizzazione della competizione politica interna esordisce con successo a sostegno di un fiero oppositore della globalizzazione. Questa avrà pure preso una botta, come dice Salvini, ma appare comunque più viva che mai.
2. Grillo – Credo che colga una parte importante di verità anche lui quando, dice che questo 8 novembre è per gli U.S.A. un “fantastico Vaffa Day”. Tutto sta nel capire di chi sia il “Vaffa”, e diretto contro chi. Questione non di poco conto: lo stesso Grillo ha chiarito nei giorni scorsi che considera Putin come un buon compagno di strada con cui accompagnarsi. E si dice che Putin oggi abbia fatto gran festa.
3. Putin – In altre parole, se la globalizzazione, nonostante la “botta”, è più viva che mai, chi è che ne trarrà maggiore beneficio: quello che (non sapendo neppure che cos’è) la esorcizza predicando e perseguendo l’isolamento del proprio Paese, o quello che la sta usando con sapienza?
4. Junker, Merkel, Renzi – Forse è il caso che cambino rapidamente il copione della loro recita. Il vincitore delle elezioni U.S.A. ha preannunciato che ridurrà l’impegno del suo Paese per la difesa dell’Europa. Se, nonostante il dissenso dei suoi stessi sostenitori, lo farà davvero, dobbiamo attenderci una maggiore aggressività da parte di Putin, prevedibilmente ai danni, per prime, dell’Ucraina e delle Repubbliche baltiche (dove uno su quattro parla russo). Saprà l’UE compattarsi e attrezzarsi per impedire nuovi colpi di mano da parte dell’ex-capo del KGB? Che ruolo giocherà, e con che peso, l’Italia nelle scelte che si imporranno nei prossimi mesi?
5. May – Fino a ieri tutti ritenevano che per la Brexit i tempi fossero destinati ad allungarsi molto, col rischio persino di un rinvio alle calende greche, perché il relativo dossier si era rivelato assai più complicato del previsto. Ora l’esito delle elezioni presidenziali U.S.A. complica ulteriormente le cose. Anzi, a ben vedere, muta profondamente l’intero contesto politico internazionale nel quadrante atlantico. Trump fa l’occhiolino a Theresa May; ma la politica estera di Trump, se corrisponderà alle sue promesse, per il Governo e il Parlamento britannici potrebbe diventare un ottimo motivo per differire ulteriormente o addirittura rimettere in discussione la stessa Brexit.