IL GIOCO CHE PUÒ FAR MALE

SONO NECESSARIE POLITICHE RIGOROSE MIRATE A COMBATTERE I FENOMENI DI GIOCO COMPULSIVO O LUDOPATIA, ATTRAVERSO LA LIMITAZIONE DEGLI ORARI DELLE SALE-GIOCO, LA LORO RAREFAZIONE, LA FORMAZIONE OBBLIGATORIA DEI GESTORI – SENZA PERÒ CADERE NELL’ERRORE DEL PROIBIZIONISMO, CHE ALIMENTA LA CRIMINALITÀ

Intervista a cura di Anna Maria Rengo, in corso di pubblicazione nel numero di novembre del mensile GiocoNews

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Professor Ichino, meritocrazia è una parola che può attagliarsi anche alle imprese che operano nel settore del gioco e dei loro addetti?
Certo che sì. È giusto e necessario che sia le imprese che operano nel settore sia le singole persone che da quelle imprese dipendono siano assoggettate a una valutazione secondo il criterio dell’efficienza e del rispetto delle regole. Per le imprese aggiungerei anche il criterio dell’utilità sociale.

ludopatiaCome vede il settore del gioco in Italia, dal punto di vista dell’innovazione e dell’eccellenza?
Il gioco, inteso in senso lato, può costituire un’attività  importante per il benessere e anche la maturazione delle persone, ma può anche, nell’accezione del gioco d’azzardo, trasformarsi in fonte di una dipendenza patologica e molto pericolosa. Spetta anche alle imprese del settore operare, in conflitto di interesse con se stesse, per evitare in ogni modo che questo accada.

Condivide le politiche sul gioco che vengono portate avanti sia a livello nazionale che locale?
Ne vengono praticate diverse, in relazione alle quali il mio giudizio non può essere unico. In linea generale sono molto favorevole a quelle che promuovono una seria formazione dei gestori per renderli capaci, e al tempo stesso sensibili alla necessità di prevenire il gioco compulsivo; dove esso si presenta operare per disinnescare il circolo vizioso e bloccarlo sul nascere; inoltre quelle tendenti a stabilire degli orari frazionati di apertura delle sale dedicate, sempre al fine di ostacolare lo scivolamento nel gioco compulsivo; quelle volte a evitare l’addensamento delle sale dedicate in determinate zone di un abitato, dal momento che in questo modo si rende più difficile la prevenzione del fenomeno del gioco compulsivo e della dipendenza. Appare invece controproducente la scelta proibizionistica, perché, rendendo il fenomeno di fatto incontrollabile, alimenta la criminalità.

ludopatia 2Quale può essere l’apporto che il mondo del gioco può dare all’innovazione tecnologica e all’occupazione?
Per questo aspetto è una attività produttiva di servizi come molte altre: è ovvio che, come le altre, possa generare domanda di lavoro. Così come è ovvio che in funzione di questi servizi possa prodursi anche dell’innovazione tecnologica.

Cosa pensa del fatto che i casinò siano di proprietà e gestione pubblica?
Preferirei che lo Stato e gli enti locali si astenessero dalla gestione di queste imprese, mettendola a gara in modo trasparente e poi limitandosi a controllare in modo efficace l’operato del vincitore della gara.

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