MEUCCIO RUINI, PRESIDENTE DEL COMITATO DEI 75 CHE HA SCRITTO LA COSTITUZIONE: “NOI STESSI E I NOSTRI FIGLI RIMEDIEREMO ALLE LACUNE E AI DIFETTI CHE ESISTONO E SONO INEVITABILI”
Lettera di Paolo Giaretta, ex-sindaco di Padova ed ex-senatore PD, pervenuta il 10 ottobre 2016 in riferimento al mio articolo pubblicato su l’Unità, Le tesi del No che inducono a votare Sì .
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Caro Pietro,
grazie per i tuoi sempre puntuali commenti e per l’ottimo lavoro sul referendum. In effetti ciò che colpisce è che troppo spesso gli argomenti del no si basano su una falsificazione dei contenuti delle modifiche. Che lo facciano leader (?) politici pazienza, che lo facciano docenti universitari, costituzionalisti, Presidenti emeriti della Corte, intellettuali, ecc. depone a sfavore della serietà della classe intellettuale del paese. Possono esserci pure degli argomenti per sostenere il no senza falsificare la realtà.
Mi permetto di segnalarti due argomenti integrativi sul punto 2.
Tutte le precedenti iniziative di modifica della Costituzione partono da progetti di legge del Governo. Vale per la tentata riforma di Berlusconi, vale per la riforma del titolo V del 2001, che nasce da un progetto di legge del Governo. Il primo firmatario è naturalmente il Presidente del Consiglio, allora l’on. Massimo D’Alema, che evidentemente anche su questo punto ha cambiato idea.
È chiaro che la scrittura della Costituzione del 1948 non è di orgine governativa, visto che c’era una Assemblea Costituente ed il Governo non aveva il potere di fare proposte (ma quello legislativo ordinario ce l’aveva quasi integralmente). Ma come testimoniano tante ricerche sul piano storiografico ovviamente il Governo interveniva nell’orientare in modo decisivo i lavori della Costituente. Togliatti che era vicepresidente del Consiglio si dimette dal Governo per poter partecipare ai lavori della Costituente, intervendo con continuità. Se il testo finale fu approvato a larghissima maggioranza questo è ascrivibile alla lungimiranza dei leaders politici di allora, a partire da Togliatti che nonostante l’esclusione dal Governo a metà del 47 mantenne ferma l’idea che la Costituzione dovesse essere votata in modo largo. Lo stesse fece De Gasperi, l’uno e l’altro sconfiggendo minoranze interne che volevano invece che anche sulla Costituzione ci fosse uno scontro frontale. Ciò non toglie che molti articoli singoli della Costituzione furono votati in Commissione ed in Assemblea con maggioranze a volte molto limitate. Che poi i costituenti fossero consapevoli della provvisorietà inevitabile delle soluzioni trovate nella parte seconda lo dimostra il discorso che fece il presidente del Comitato dei 75 Meuccio Ruini presentando all’Assemblea la proposta finale di testo: “la Costituzione sarà gradualmente perfezionata e resterà la base definitiva della vita costituzionale italiana. Noi stessi ed i nostri figli rimedieremo alle lacune ed ai difetti che esistono e sono inevitabili”. Un caro saluto
Paolo Giaretta
Aggiungo solo che anche Giuseppe Dossetti, autorevole costituente, criticò aspramente la scelta di Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti in favore di un bicameralismo perfettamente simmetrico, osservando che questo avrebbe reso impossibile un’azione incisiva del Governo e del Parlamento per la riforma socio-economica dell’Italia. (p.i.)
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