DAL LIBRO DI ISAIA: “AGLI EUNUCHI CHE OSSERVANO I MIEI SABATI IO CONCEDERÒ UN NOME PIÙ PREZIOSO CHE QUELLO DI FIGLI E FIGLIE”
Terzo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 408, 3 ottobre 2016.
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Papa Francesco fa bene a difendere il valore della famiglia composta da una donna e un uomo capaci di (e pronti a) procreare. Lui stesso, però, nel contesto del Giubileo della Misericordia, ci ha ammoniti a non schiacciare sotto i catechismi astratti l’infinita complessità della vita reale. Dunque, per esempio, a rispettare e riconoscere come creature e figli dello stesso Padre anche coloro cui non è dato rientrare nello schema suddetto: le persone omosessuali o transessuali, e comunque le persone incapaci di procreare. Riconoscere anche a questi il diritto di costituire una famiglia fuori da quello schema non toglie nulla alle famiglie che invece vi rientrano. E riconoscere che anche quelle persone con il loro modo di vivere la sessualità ben possono essere in grazia di Dio come quelle che rientrano nello schema tradizionale è perfettamente in linea, oltre che con la pastorale della misericordia, anche con quel che leggiamo nella Bibbia: Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: “Certo mi escluderà il Signore dal suo popolo!”. Non dica l’eunuco: “Ecco, io sono un albero secco!”. Poiché così dice il Signore: “Agli eunuchi che osservano i miei sabati, preferiscono quello che a me piace e restano fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un monumento e un nome più prezioso che quello di figli e figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato” (Isaia, 56, 3-4).
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