L’ARGOMENTO IMBATTIBILE IN DIFESA DELLA GLOBALIZZAZIONE

L’AUMENTO DELLA MOBILITÀ DI PERSONE, IDEE, BENI E SERVIZI È STATO PER SETTANT’ANNI UN FATTORE DECISIVO DI PACE E DI PROGRESSO PER TUTTO IL MONDO – RITORNARE ALLE SOVRANITÀ NAZIONALI E ALLE FRONTIERE CHIUSE SIGNIFICA TORNARE AL METODO DELLA GUERRA

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 404, 8 agosto 2016, a seguito dei messaggi ricevuti in relazione all’editoriale dell’Economist The new political divide, e al mio Sul terreno della riforma della politica noi siamo più avanti    .
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In risposta al mio editoriale della settimana scorsa sul nuovo spartiacque della politica occidentale, ho ricevuto diversi messaggi sostanzialmente convergenti su questo punto: “Se davvero la scelta politica fondamentale è tra pro- e no-global, non c’è speranza: la maggioranza non ama la globalizzazione”. La stessa preoccupazione anima il’articolo di Stephen S. Roach – uno che di queste cose se ne intende – che si conclude con un appello a predisporre soluzioni convincenti per i losers. Questa del come indennizzare i perdenti è una questione importantissima, di cui ci siamo già occupati; ma è ancora più importante imparare a parlare in modo convincente di ciò che tutti guadagniamo difendendo il modello del mondo aperto progressivamente sperimentato negli ultimi settant’anni. Spiegare, innanzitutto, che la globalizzazione ha reso possibili i maggiori successi contro la povertà dell’intera storia dell’umanità; ha liberato pacificamente metà dell’Europa da un sistema soffocante e liberticida, disastroso sul piano economico, innescando una evoluzione analoga per un miliardo e mezzo di cinesi; in questo modo ha costituito e costituisce la garanzia migliore contro la guerra nucleare fra le grandi potenze.  Certo, è una guerra anche quella dichiarata dall’Isis all’intero mondo civile; ma è – guarda caso – proprio una guerra contro la globalizzazione; e se ritorniamo alle frontiere nazionali l’avrà vinta l’Isis. Poi, certo, dobbiamo anche imparare a parlare in modo convincente dei tantissimi grandi benefici di cui godiamo ogni giorno, in conseguenza del regime europeo di libera circolazione e libero scambio,guerra e di quelli di cui godremo se il regime si estenderà a tutta l’area atlantica: in particolare le enormi potenzialità che si apriranno nel mondo alle nostre eccellenze industriali e agricole. Ma l’argomento fondamentale resta quello con cui François Mitterrand convinse i francesi nel 1981 (e che i no-global non hanno ben messo a fuoco): “ritornare alle sovranità nazionali significa ritornare al metodo della guerra”.

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