IN ITALIA IL NUOVO FRONTE DI COLORO CHE ACCETTANO LE SFIDE DELLA GLOBALIZZAZIONE HA GIÀ FATTO MOLTA STRADA SULLA VIA DELL’AGGREGAZIONE E DELLA PIENA AUTOCOSCIENZA, MENTRE IL FRONTE AVVERSO È EGEMONIZZATO DA UN PARTITO CHE SULLA QUESTIONE CRUCIALE HA LE IDEE MOLTO CONFUSE
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 403, 1° agosto 2016 – Il riferimento iniziale è all’editoriale del settimanale The Economist del 30 luglio, il cui testo integrale inglese è scaricabile da un post contenente anche una sua traduzione parziale – Nello stesso post si trovano anche, in epigrafe, i link a numerosi articoli pubblicati su questo sito negli ultimi tre anni sullo stesso tema – Il primo editoriale della serie I semi di una stagione migliore è stato pubblicato la settimana scorsa sotto il titolo Una nostra eccellenza preziosa: era dedicato all’eccellenza assoluta dell’Italia sul terreno dei servizi di sicurezza e contrasto al terrorismo, che le consente di candidarsi a guidare la costituzione di un organismo di sicurezza europeo .
.
.
È difficile non manifestare soddisfazione nel vedere una propria tesi, sostenuta da anni, recepita punto per punto nell’articolo di copertina del settimanale politico più noto e autorevole del mondo intero, qual è The Economist. Si conferma così un dato politico fondamentale: negli USA come nella UE, i soli a parlare a gran voce, a modo loro, della questione oggi decisiva – globalizzazione sì o no – sono i no-global e no-euro, i costruttori di muri; mentre gli altri, i costruttori di ponti e di reti, continuano a strutturare i propri partiti e i propri discorsi secondo lo schema destra/sinistra della politica del secolo scorso. Dove le cose vanno così, è inevitabile che finiscano col vincere i primi. Ora, per questo aspetto, l’Italia è visibilmente messa meglio di quasi tutti gli altri Paesi dell’UE. Infatti, per un verso il disegno politico di Matteo Renzi, che costituisce una evoluzione di quello precedente di Walter Veltroni, consiste proprio in una ristrutturazione della politica nazionale che mette al centro la questione decisiva: accettare le sfide della globalizzazione, quindi porre come priorità assoluta la costruzione della nuova UE e portare a compimento la riforma europea dell’Italia, con il contributo di tutti coloro che sono disponibili, senza esami del sangue preventivi. Su questo terreno Spagna, Francia e la maggior parte degli altri nostri partner sono molto più indietro di noi. Per altro verso, il fronte no-global no-euro (e no-tav) in Italia è egemonizzato da un M5S che – a differenza dei partiti dei Farage, Le Pen e Orban – sulla questione cruciale ha le idee confusissime. Se il PD saprà andare avanti con decisione nella riforma della politica avviata in questi ultimi due anni, incominciando a parlare agli italiani in via prioritaria e in modo efficace della vera questione fondamentale, al referendum vincerà il “sì” e l’Italia potrà davvero, insieme alla Germania, guidare la costruzione della nuova UE.
.