APERTURA DEI GIOVANI IMPRENDITORI CONFAPI AL PROGETTO DI CONTRATTO UNICO BOERI-GARIBALDI

IL CONTRATTO UNICO E’ DI GRANDE INTERESSE PER LE PMI

Articolo a cura di Valentina Sanfelice di Bagnoli – Presidente Nazionale Giovani Confapi, pubblicato sul Riformista il 20 giugno 2009

Si laureano in regola con i tempi, conoscono l’inglese e l’informatica meglio dei loro fratelli maggiori, ma hanno meno opportunità di trovare lavoro. Sono i neolaureati italiani, secondo la fotografia più recente scattata da Almalaurea.
Quasi contemporaneamente dal rapporto annuale dell’Istat emerge che il tasso di disoccupazione per i giovani in età compresa tra 15 e 24 anni è tornato a salire, fino al 21,3 per cento (un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente).
Effetto della crisi, sicuramente. Ma anche un problema che ha radici più antiche e che merita una attenzione maggiore, guardando oltre questa congiuntura negativa.
Bene ha fatto il Governo ad avviare interventi per il sostegno delle imprese e dei lavoratori che perdono un’occupazione e sono meno tutelati. Altre misure confidiamo interverranno, anche perché se la crisi allenta sui mercati finanziari, non così accade nel mercato reale e nelle piccole e medie imprese di tanti settori produttivi.
Ma è necessario guardare più lontano per superare le distorsioni attuali che rischiano, tra l’altro, di acuire un conflitto generazionale che non ha ragion d’essere.
Altrimenti ci giochiamo il futuro. Altrimenti anche quando la crisi internazionale sarà superata resteremo fanalino di coda per competitività dei singoli, delle imprese e del sistema Paese.
In questo quadro la proposta di Tito Boeri e Pietro Garibaldi per un contratto unico a tutele progressive è di grande interesse. Il nuovo lavoratore che entra in azienda avrebbe sì tutele minori all’inizio, ma queste starebbero lungo un percorso, che punta alla stabilità delle relazioni che si dimostrano convenienti per chi lavora e chi fa impresa.
Si propone di rispondere in maniera nuova, flessibile e attenta alle nuove generazioni, senza intaccare le garanzie di chi un lavoro a tempo indeterminato ce l’ha già, evitando così anche ulteriori tensioni sociali.
Si tratta di una proposta che al di là dagli effetti diretti, cambierebbe in generale il clima aziendale contribuendo a sviluppare una forma di relazione tra lavoratore e imprenditore completamente nuova.
Dentro le imprese, inoltre, entrerebbero più facilmente energie fresche e nuove con benefici dai margini difficilmente definibili.
Non la panacea di tutti i mali, certo, specie in una fase delicata come questa.
Ma quale momento migliore per riflettere anche nelle sedi istituzionali su scelte che abbiano anche un respiro lungo?
La crisi in questo può essere una opportunità. In un atteggiamento più pronto a sperimentare, a provare, con la consapevolezza che si può fare. È in fondo questo il fil rouge delle politiche del Presidente degli Stati Uniti. Ed è un modus operandi di cui faremmo bene a fare tesoro.
È accaduto con l’apertura alla partecipazione dei lavoratori all’azionariato delle aziende. Può proseguire con un nuovo impianto dei rapporti di lavoro che superi, da una parte i limiti di una regolamentazione dei rapporti di lavoro che lega più di un matrimonio, dall’altra le difficoltà crescenti dei giovani di trovare un’occupazione.
E gli effetti arriverebbero senz’altro anche a toccare i tanti, troppi “inattivi”, che hanno smesso di cercare un lavoro o si sono rassegnati, ormai, a una occupazione irregolare, di quelle che contribuiscono a creare quelle forme di concorrenza sleale di cui tanto soffrono le piccole e medie imprese.

Valentina Sanfelice di Bagnoli – Presidente Nazionale Giovani Confapi

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