“L’UOMO, COME LA PIANTA, SUBISCE DANNI DALLE INTEMPERIE. POSSO SECCARE E APPASSIRE COME SE IO FOSSI IMMERSA NELLA VITA DEL GIARDINO. DIVENTARE TUTT’UNO COL PROPRIO GIARDINO PUÒ SIGNIFICARE TROVARE UNO STATO DI GRAZIA ANCHE NELLA MALATTIA”
Intervento svolto in Senato al termine della seduta pomeridiana del 27 luglio 2016, per ricordare Pia Pera morta il giorno prima a causa della malattia da lei stessa raccontata nel suo ultimo libro – Al padre di Pia è dedicato il mio intervento recente Quello che Giuseppe Pera di ha insegnato .
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PRESIDENTE – Il senatore Ichino ha chiesto di svolgere un intervento di fine seduta. Ne ha facoltà.
ICHINO (Pd) – Signora Presidente, intervengo anche a nome del senatore Andrea Marcucci, per ricordare in quest’Aula Pia Pera, deceduta a Lucca ieri. Figlia di uno dei padri del nostro diritto del lavoro, Giuseppe Pera (è stata la prima presidente della Fondazione a lui intitolata, che ne coltiva l’eredità culturale e civile), grande conoscitrice e traduttrice della letteratura russa, di cui è stata anche docente all’Università di Trento per un breve periodo, autrice di successo sia nel campo della narrativa sia in quello della saggistica, collaboratrice di numerose testate nazionali, Pia Pera è stata una straordinaria cultrice – nel senso più pieno e più alto – della sua terra e di tutte le creature, animali e vegetali, che la animano. Di molti suoi libri sono protagoniste le piante, i frutti, i fiori, e l’amore che ad essi la legava. Ma nel suo ultimo libro – Al giardino ancora non l’ho detto è il suo titolo – protagonista è la malattia che la ha crudelmente aggredita, progressivamente limitando le sue funzioni vitali e ponendola di fronte alla certezza di una fine molto prematura. Qui, nel racconto di Pia – struggente nella sua laica e intensissima spiritualità – il giardino diventa poeticamente il luogo eletto di una vita che nonostante tutto merita di essere vissuta fino all’ultimo palpito; ma anche la metafora della nostra appartenenza a un tutto che non deperisce e non finisce per il solo deperire e finire di una creatura. In una recentissima intervista al quotidiano La Nazione Pia racconta così il suo essere tutt’uno con il suo giardino, dunque con il mondo intero: “L’uomo come la pianta subisce danni dalle intemperie. Posso seccare e appassire come se io fossi immersa nella vita del giardino. Diventare tutt’uno col proprio giardino può significare trovare uno stato di grazia anche nella malattia”.
E, aggiungiamo noi, nella morte.
Grazie, Pia, di questa tua indimenticabile lezione!
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