UN REGIME DI LIBERA CONCORRENZA NEI SERVIZI DI PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE È IL SOLO CHE CONSENTIRÀ DI SUPERARE LE GRAVI ANOMALIE DELLA GESTIONE MONOPOLISTICA ATTUALE AFFIDATA ALLA SIAE
Estratto dal resoconto stenografico della discussione generale in Senato sul disegno di legge n. 2345, Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2015, seduta antimeridiana del 21 luglio 2016.
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PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ichino. Ne ha facoltà.
ICHINO (PD). Signora Presidente, intervengo sulla parte di questo disegno di legge, l’articolo 20, che si riferisce alla tutela e all’esercizio dei diritti d’autore.
Il contenuto essenziale della direttiva europea 2014/26, cui siamo chiamati a dare attuazione, è la libertà di scelta dell’organismo di gestione collettiva dei diritti d’autore da parte dei titolari dei diritti stessi. A questo proposito l’Autorità garante del mercato e della concorrenza, nel parere del 1° giugno scorso, ha avvertito il Parlamento e il Governo, in modo molto netto, che «il valore e la ratio stessa dell’impianto normativo europeo risultano gravemente compromessi dalla presenza, all’interno dell’ordinamento nazionale, della disposizione contenuta nell’articolo 180 della legge 22 aprile 194, n. 633, (legge sul diritto d’autore – LDA), ormai isolata nel panorama degli ordinamenti degli Stati membri, che attribuisce a un solo soggetto (SIAE) la riserva dell’attività di intermediazione dei diritti d’autore». Dunque, un rilievo molto tranchant, del quale non possiamo non tenere conto con attenzione pari alla sua nettezza.
L’Autorità prosegue osservando che «in un contesto economico caratterizzato da profondi cambiamenti tecnologici, la mancata apertura del mercato nazionale della gestione dei diritti d’autore limita la libertà d’iniziativa economica degli operatori e la libertà di scelta degli utilizzatori. Il mantenimento del monopolio legale appare, infatti, in contrasto con l’obiettivo di rendere effettiva la libertà dei titolari del diritto di effettuare una scelta tra una pluralità di operatori in grado di competere con l’incumbent senza discriminazioni». La necessità che questo disegno di legge, ormai in seconda lettura, venisse approvato immediatamente senza emendamenti ha indotto il gruppo di coloro che hanno presentato gli emendamenti necessari per dare attuazione al parere dell’Autorità antitrust a ritirare gli emendamenti stessi, volti a dare attuazione alla direttiva su questo punto, sul presupposto dell’accettazione da parte del Governo di un ordine del giorno che è stato votato all’unanimità dalla Commissione e che è stato richiamato dal relatore in apertura di questa discussione.
L’ordine del giorno impegna il Governo, in modo molto preciso, «a svolgere un approfondimento sui risultati ottenuti» – dalla norma così com’è, che però l’Antitrust ci avverte essere insufficientemente attuativa del contenuto della direttiva – «in termini di trasparenza ed efficienza dell’attività oggi in capo alla sola SIAE, al fine di intervenire successivamente, anche nella direzione dell’apertura dell’attività di intermediazione ad altri organismi di gestione collettiva». Questo è un primo impegno che, confidiamo, il Governo saprà assolvere puntualmente.
L’altro impegno è quello di «individuare la migliore delle soluzioni per garantire il libero mercato dei servizi di tutela dei diritti d’autore, la loro efficienza e la maggiore solvibilità delle agenzie che li svolgono, alla luce del parere dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato del 1° giugno 2016, nonché sulla base dell’osservazione dei risultati conseguiti dalle best practices degli altri Stati membri dell’UE e delle evidenze offerte dagli studi (…)». Dunque, un impegno molto preciso che deve portare in tempi brevi al superamento dell’attuale regime di monopolio. Questo è l’unico modo in cui possiamo superare le gravissime inefficienze – ma io direi anche anomalie inammissibili – che si registrano nella gestione attuale di questo servizio in regime di monopolio. L’organismo che lo gestisce, proprio in quanto monopolista, può mantenere oggi una struttura gravemente ipertrofica, costosissima: costa il doppio del CNEL; è un costo che viene ribaltato con gli stessi autori di cui invece quella struttura dovrebbe essere al servizio. Una struttura gestita con criteri clientelari e nepotistici.
A questo proposito, devo osservare che, purtroppo, non sono state smentite le notizie molto preoccupanti, date da organi di stampa ed emittenti televisive di vario segno, circa la gestione delle migliaia di dipendenti di questa struttura, appunto, in termini di clientelismo e nepotismo. Si tratta, soprattutto, di una struttura incapace di garantire la trasparenza richiesta dalla direttiva, sia nel processo di esazione del diritto d’autore da chi utilizza l’opera artistica, sia soprattutto nella distribuzione del provento a chi ne ha dritto. Oggi i criteri di distribuzione ai titolari del diritto d’autore sono assolutamente opachi, non garantiscono alcun collegamento tra l’utilizzo effettivo e il contributo pagato, né tra questo e il profitto per chi ne ha diritto.
Concludo con l’auspicio che l’impegno assunto dal Governo, con l’accoglimento dell’ordine del giorno, che viene riproposto in Assemblea come ordine del giorno della Commissione G20.101 – che chiederemo venga sottoposto al voto anche in questa sede – ad accogliere e attuare le indicazioni contenute nel parere dell’Autorità antitrust, venga onorato in modo compiuto e puntuale, così voltandosi pagina rispetto a una lunga stagione segnata dal regime di monopolio, che sta penalizzando in modo grave l’attività letteraria e artistica nel nostro Paese. (Applausi dei senatori Fucksia e Sangalli. Congratulazioni).
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