SI È MAI VISTO UN COLPO DI STATO ALL’ESITO DEL QUALE IL CAPO DEL GOVERNO USCENTE VOTA LA FIDUCIA AL CAPO DEL GOVERNO SUBENTRANTE INSIEME A TUTTI I PARLAMENTARI DEL PROPRIO PARTITO, POI CONTINUA A SOSTENERLO PER UN ANNO E MEZZO?
Messaggio pervenuto l’11 luglio 2016, in riferimento all’antologia delle Newsl degli ultimi otto anni pubblicata in occasione della Nwsl n. 400.
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Egregio Professore, la sua presentazione del 4° punto di OTTO ANNI: UNA ANTOLOGIA (sul cui contenuto non entro in merito) non è accettabile, secondo me: il “collasso” del governo Berlusconi del 2011 in realtà è stato un colpo di Stato; come si può definire infatti un cambiamento di governo (titolare e colore politico) deciso dal Quirinale (complice anche la scarsa personalità e autorevolezza – questo va detto – del diretto interessato) senza alcuna consultazione elettorale? idem come sopra, peraltro, quello che è successo nel 1995. È avvenuto per il bene del Paese, diranno molti. Davvero? Il Governo Monti è quello che è riuscito a mandare l’Italia in recessione, dalla quale solo recentemente, e con molta fatica, ha cominciato a venir fuori. Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.
Giuseppe Ferrero – Grottammare (AP)
Si è mai visto un colpo di Stato all’esito del quale il Capo del Governo uscente vota la fiducia al Capo del Governo subentrante insieme a tutti i parlamentari del proprio partito, e poi continua a votarla per quasi un anno e mezzo, fino alla fine della legislatura? La verità è che dalla metà del 2010 il Governo Berlusconi era rimasto in piedi per miracolo, senza una vera maggioranza in Senato per via della defezione dei senatori legati a Fini, con un ministro dell’Economia (Giulio Tremonti) che non parlava più con il Capo del Governo e quest’ultimo che era trattato come uno zimbello dai Capi del Governo degli altri maggiori Paesi d’Europa. Se nell’autunno 2011 Silvio Berlusconi accettò di buon grado la soluzione del Governo di unità nazionale – saggiamente sostenuta dal Capo dello Stato e perfettamente in linea con la Costituzione, che non prevede affatto l’elezione diretta del premier – è perché il suo Governo non era assolutamente in grado di far fronte a una crisi economico-finanziaria gravissima, che aveva moltiplicato per quattro in pochi mesi gli interessi sul nostro enorme debito pubblico e stava portandoci dritti dritti al default dell’Erario, che avrebbe comportato la bancarotta dell’intero Paese. Chi poi sostiene che il Capo dello Stato in quel frangente fosse in combutta con… i mercati finanziari per far salire l’interesse sul nostro debito pubblico al solo fine di causare la caduta del Governo Berlusconi, mostra soltanto di avere in totale spregio la verosimiglianza, ma soprattutto di non conoscere per niente Giorgio Napolitano. Quanto alla recessione, quando si insediò il Governo Monti l’Italia era già in recessione da due anni. (p.i.)
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