VINCE LA POLITICA CAPACE DI AFFRONTARE APERTAMENTE I PROBLEMI CHE PREOCCUPANO DI PIÙ GLI ELETTORI: OGGI SONO QUELLI DELLA GLOBALIZZAZIONE
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 399 – In argomento v. anche Urge occuparsi dei perdenti della globalizzazione e gli altri articoli di cui ivi si trovano i link
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Italia 2014 – Alle europee il tema è se vincerà Beppe Grillo, che polarizza il voto dei no-euro di destra e di sinistra, o Matteo Renzi, che polarizza il voto dei favorevoli alla strategia europea dell’Italia, di centrosinistra ma anche di centrodestra.
Grecia 2015 – Dopo il referendum sui rapporti con la UE, gli schieramenti politici si ricompongono con una coalizione di governo destra-sinistra favorevole a rimanere nella UE e una opposizione contraria a rimanere, in cui pure convergono pezzi dei precedenti schieramenti di sinistra e di destra.
Francia 2015 – Al ballottaggio delle elezioni regionali centro-destra e centro-sinistra si uniscono per battere un Front National che beneficia anche del voto di molti elettori già di sinistra.
Austria 2016 – Nel ballottaggio per le elezioni presidenziali destra e sinistra devono allearsi per battere il candidato nazionalista anti-UE, sorretto anche da voti provenienti dall’estrema sinistra.
Gran Bretagna 2016 – Il referendum Leave/Remain vede, su entrambi i fronti, pezzi di destra e pezzi di sinistra, con i conservatori e i laburisti corrispondentemente spaccati.
Che cosa occorre ancora per convincerci che lo spartiacque politico principale nei Paesi occidentali oggi non è tanto quello tra destra e sinistra, quanto quello che divide l’elettorato circa il modo in cui rapportarsi alla globalizzazione, e in particolare, in Europa, alla costruzione della UE? Non può appassionare la gente una politica che continua a presentarsi secondo lo schema tradizionale della contrapposizione destra/sinistra, quando “destra” e “sinistra” sono diventate solo declinazioni particolari di una scelta fondamentale riferita a un’altra alternativa: PRO- e NO-global. Ora, con la Brexit, la novità è che il fronte del NO sta incominciando a vincere. Forse è il caso che dal fronte opposto si smetta di chiamare gli avversari “populisti” e si incominci a porre al centro dei propri discorsi – in positivo, ma con simpatia per gli angosciati – quello stesso tema della globalizzazione che gli avversari da tempo hanno scelto come loro cavallo di battaglia, in negativo.
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