COME GLI STRANIERI VEDONO IL NOSTRO PREMIER E IL NOSTRO PAESE
Lettera di uno studioso italiano che da molti anni vive e insegna in Canada – 16 giugno 2009
Caro Senatore Ichino,
per gli italiani residenti all’estero non c’e’ scampo. La domanda e’ sempre quella, incessante e incredula: come potete avere Berlusconi come Primo Ministro?
La tentazione iniziale e’ il rifiuto: che ne so io che non l’ho mai votato?
E’ vero pero’ che Berlusconi e’ stato democraticamente eletto per ben tre volte.
E’ la debolezza dell’opposizione e la dabbenaggine di chi lo vota, si potrebbe dire.
E invece no: Berlusconi e’ stato eletto perche’ piace a tanti italiani.
Dopo anni di vita lontano dall’Italia, ho iniziato a pensare che Berlusconi raccoglie cosi’ tanti consensi perché è essenzialmente, profondamente, italiano. Ciò non vuol dire che tutti gli italiani siano come lui. Piuttosto, ci sono vari attributi che, soprattutto vedendo l’Italia da lontano, mettono in luce l’estrema italianità del Presidente del Consiglio:
– La famiglia: per gli italiani è l’unità fondamentale di analisi, fattore imprescindibile per determinare le proprie azioni e affermare la propria identita’ (in senso positivo o negativo). Berlusconi ha iniziato la sua carriera politica mettendo in evidenza le foto (girate verso le telecamere) della sua famiglia e, sebbene sposato due volte e con il secondo matrimonio in frantumi, si è sempre dichiarato paladino della famiglia.
– La mamma: pilastro della vita sociale e affettiva, soprattutto per gli uomini italiani. Berlusconi ha sempre parlato della sua come di un essere saggio ed etereo, al limite della Santità.
– Il papà: sebbene la societa’ italiana sia marcatamente patriarcale, il ruolo del padre severo ormai non fa piu’ audience, percio’ i giovani genitori fanno si fanno chiamare ‘papà’…o ‘papi’…
– Le donne: relegate in fondo alla scala sociale, scarsamente premiate nel lavoro, umiliate in televisione. Berlusconi sembra si sia creato un harem popolato da giovani senz’arte ne’ parte, ma in palese adorazione del Capo.
– Gli amici: cosa sarebbe un italiano senza i propri amici? Berlusconi se li e’ portati ovunque: nelle sue aziende, in Parlamento e pure sui voli di Stato.
– La casa: l’ospitalita’ e’ il fiore all’occhiello della cultura italiana. Berlusconi si e’ offerto di ospitare a casa sua: emigrati in punto di morte, reduci da terremoti e, perche’ no, ballerine di flamenco e cheer leaders.
– Guelfi e ghibellini: da sempre faziosi, nella storia gli italiani hanno preferito star male, purché i loro avversari stessero peggio. Diffidenti verso la ricerca della verita’, sempre armati per difendere la propria parrocchia. Berlusconi ha sempre difeso i Suoi e dato contro gli Altri, dimostrandosi sempre benevolo verso i convertiti (Bondi, Mastella, etc.).
– Comunisti e fascisti: seppure nel ventunesimo secolo, in Italia gli epiteti ‘comunista’ e ‘fascista’ sono sempre in vetta alle preferenze. Semplici ed efficaci, pronti a essere usati per mettere l’avversario all’angolo. Berlusconi è riuscito a dare dei comunisti praticamente a tutti quelli che non la pensassero come lui.
– Teoria della cospirazione: se le cose vanno male, non è colpa mia o del caso; si tratta sempre e sicuramente di una cospirazione architettata da forze maligne che agiscono nell’ombra. Un filo rosso, insomma, che collega Financial Times, magistrati italiani, Real Madrid, Veronica Lario e…tutti gli altri.
– Gestione del consenso: in un mondo crudele, in cui ci si deve difendere dalle forze del male, non si può che attorniarsi di seguaci. Berlusconi ha addirittura trovato chi passa il proprio tempo a preparare la sua candidatura a premio Nobel per la Pace.
– Gestione del dissenso: a una dialettica costruttiva e’ molto piu’ facile contrapporre attacchi personali e negazione delle posizioni altrui. Sempre diffidente verso i confronti diretti, Berlusconi preferisce liquidare il dissenso come frutto di cospirazioni comuniste o attentato alla sua leadership perpetrato da un gruppetto di facinorosi. Non a caso, nell’ultimo anno il ruolo del Parlamento e’ diventato sempre piu’ marginale.
– Pubblico e privato: la res publica, il dibattito democratico, la separazione dei poteri e il vero e proprio concetto di ‘Italia’ non se la passano bene ultimamente. In alto, invece, e’ l’ideale della Liberta’: di fare quello che ci pare, quando ci pare, e usare l’invidia dei piu’ come motore del consenso.
– Laico o religioso: al contrario di tutti i paesi dell’Europa occidentale, in Italia spesso non e’ chiaro cosa sia di Cesare e cosa sia di Dio. Nonostante i guai familiari e un passato ‘socialista’, Berlusconi si e’ sempre proposto come sintesi: novello Cesare, unto dal Signore.
– Gerontocrazia: l’Italia e’ un paese che vanta un’altissima longevita’, ma, allo stesso tempo, una natalita’ bassissima e percorsi di carriera molto lenti per i giovani. Berlusconi qui non ha problemi, visto che, sebbene sia il Primo Ministro piu’ vecchio d’Europa (73 anni), e’ solo 15 anni che si propone come candidato unico e assoluto del centro-destra.
– Aspetto esteriore: in un mondo in cui l’uomo ha sempre meno fiducia in se’, c’e’ bisogno per lo meno di tenersi in forma (o mostrarsi tale). Con trapianti di capelli, abbronzatura tutto l’anno (come quella di Obama) e bugie sulle proprie condizioni di salute, Berlusconi continua imperterrito a proporsi come un giovane gagliardo e scattante.
– Pasta, pizza e mandolino: gli italiani ridono, scherzano e cantano…sempre, no?! Con un passato di cantante di crociera, Berlusconi ha sempre con se’ il fido Mariano Apicella, chitarrista poco affermato, ma, essenzialmente, allineato…
Che lo si voglia o meno, questa è l’immagine che all’estero si ha non solo di Berlusconi, ma di tutta l’Italia. Se l’Italia fosse un sistema chiuso e autocratico, ci sarebbe poco da eccepire: questa è la democrazia. Il problema è che l’estrema italianità del nostro Presidente del Consiglio non piace affatto agli stranieri – come testimoniato dai giornali di mezzo mondo nelle ultime settimane.
Saranno sufficienti una battuta e una canzone per avere un ruolo importante sullo scenario politico internazionale, e attrarre investimenti e talenti dall’estero?
Cordialmente
B.P.