I LOSERS SARANNO MOLTI MENO DEI WINNERS, ANCHE NELLA TRANSIZIONE; MA LO SMARRIMENTO E L’ANGOSCIA, DI FRONTE ALLA CADUTA DELLE FRONTIERE, COLPISCONO ANCHE TRA COLORO CHE SONO DESTINATI A GUADAGNARCI – E, COME OGGI VEDIAMO TRAGICAMENTE, GENERANO MOSTRI
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 396, 17 giugno 2016 – In argomento v. anche Panebianco sul nuovo spartiacque politico pro/contro la globalizzazione e il mio editoriale telegrafico del 9 dicembre 2015 Perché nel vecchio continente salta la dialettica tradizionale destra/sinistra .
.
Accade abbastanza frequentemente, nelle aule di Senato e Camera, di sentire discorsi sostanzialmente identici contro la globalizzazione svolti da esponenti di SEL e della Lega, del M5S e di Fratelli d’Italia, che inveiscono “contro le multinazionali”, oppure “contro l’invasione dei prodotti cinesi”, o “contro la finanza internazionale”, e si concludono invariabilmente con la rivendicazione del ripristino della sovranità nazionale (con relative barriere ai confini) e il rifiuto di tutto ciò che può limitarla, dai trattati europei al TTIP. Quando li si ascolta, vien fatto di pensare che lo smarrimento e l’angoscia per la caduta dei muri colpiscano allo stesso modo persone di destra e di sinistra, inducendole tutte allo stesso riflesso condizionato: chiudere porte e finestre. Come se porte e finestre potessero fermare i venti o le maree. Accade anche, con la stessa frequenza, di sentire discorsi tra loro molto simili di esponenti di destra e di sinistra, che invece danno atto dell’impossibilità e comunque inutilità di tentar di bloccare i flussi di idee, di persone, di capitali, di prodotti, di imprese, di piani industriali, da e verso ogni parte del globo: le piccole sovranità locali possono solo rallentarli temporaneamente, al costo di isolare un Paese esponendolo a danni molto più gravi di quelli che si vogliono evitare.
Fino a qualche tempo fa ero convinto che, su questo secondo versante politico, i discorsi di sinistra si differenziassero da quelli di destra per la sottolineatura della necessità di indennizzare e sostenere adeguatamente i losers, coloro che, nei mutamenti prodotti dalla globalizzazione, almeno transitoriamente ci perdono. Ora l’imbarbarirsi dello scontro sulla globalizzazione anche nel civilissimo Regno Unito, culminato nel martirio di Jo Cox, mi convince che anche per chi accetta da destra la sfida della globalizzazione è indispensabile occuparsi di come sostenere e indennizzare i losers. Questi – è vero – sono destinati a essere, nei fatti, soltanto una minoranza; ma occuparsi di loro è l’unico modo per alleviare uno smarrimento e un’angoscia che, nella transizione, possono colpire tutti. E che, come oggi tragicamente vediamo, arrivano al punto di generare mostri.
.