BEPPE SALA METTE A FRUTTO L’OTTIMA GESTIONE PISAPIA E LO STRAORDINARIO SUCCESSO DI EXPO 2015, DI CUI È STATO L’ARTEFICE; MA… AVERCENE DI LEADER DEL CENTRODESTRA COME STEFANO PARISI!
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 395, 6 giugno 2016, h. 0.10.
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Mentre questa Newsletter sta per essere chiusa, si conoscono soltanto i primi exit poll riferiti al voto nelle cinque città maggiori. È presto per dire chi vince e chi perde. Ma non è troppo presto per un elogio alla mia città, Milano. Qui sembra in testa Beppe Sala su Stefano Parisi, ma non è questo il punto. Il punto è che i due si sono confrontati in modo civilissimo, sulle cose fatte e le cose da fare, senza sventolii di bandiere, senza attacchi personali e tanto meno colpi bassi, ma al contrario non perdendo occasione per manifestare la stima che ciascuno – giustamente – nutre per l’altro. E sono stati premiati dagli elettori: gli exit poll li danno subito sopra o subito sotto il 40 per cento dei voti, con un distacco incolmabile rispetto al terzo e al quarto. Se davvero Beppe Sala è in testa, vuol dire che ha messo a frutto al tempo stesso l’ottima gestione del sindaco uscente Pisapia e il risultato eccellente di Expo 2015, di cui è stato lui stesso il principale artefice. Viceversa Stefano Parisi soffre l’handicap di essere sorretto da una coalizione molto composita, di cui fanno parte milanesi che intendono accettare la sfida della globalizzazione e rafforzare il ruolo di Milano come una delle capitali della nuova Europa unita, sia i “sovranisti”, i fautori dei muri e i no-global della Lega e di Fratelli d’Italia; ha tentato coraggiosamente di emanciparsi da questa ipoteca politica, ciò di cui gli va dato atto, ma è davvero difficile nascondere la crepa che divide profondamente la coalizione che lo sostiene, proprio lungo la linea di discrimine fondamentale della politica italiana ed europea. Qui a Milano, comunque, si dice inscì avèghen: avercene di leader del centrodestra così! Credo che Beppe Sala non mi smentirà se dico che dobbiamo essere grati anche a Stefano Parisi della qualità della campagna elettorale ambrosiana. È anche merito di quest’ultimo se Milano oggi è un modello per l’intero Paese quanto a forme e contenuti della competizione. E quando il confronto politico è questo, l’antipolitica ha poco spazio.