PUNTA AL RIPRISTINO DELLA JOB PROPERTY E, DI FATTO, ALL’USCITA DELL’ITALIA DAL SISTEMA DELL’EURO: NE FANNO PARTE NON SOLTANTO BRUNETTA E CAMUSSO, MA ANCHE GRILLO, MELONI, SALVINI, LANDINI E FASSINA
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 391, 7 maggio 2016 – In argomento v. anche l’editoriale del 9 dicembre 2015 sul quotidiano il Foglio, Perché nel vecchio Continente salta la dialettica tradizionale destra-sinistra.
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“Un’idea intelligente su come rinnovare lo Statuto dei Lavoratori”: è il giudizio di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Non su una nuova edizione della Legge Biagi, ma sulla Carta dei diritti universali del lavoro che la Cgil intende presentare come progetto di legge di iniziativa popolare (la Stampa, 5 maggio): un progetto che mira a una ingessatura totale del mercato del lavoro, con una riesumazione del vecchio articolo 18 e sua applicazione in qualsiasi azienda, senza limiti di dimensioni. A scanso di equivoci, l’ex-ministro del Governo Berlusconi precisa che non si tratta di una mossa tattica, ma di una scelta strategica con radici profonde: se, nel 2002, quel Governo fece marcia indietro sul progetto di depotenziare l’articolo 18, fu perché, in realtà, “Forza Italia era in quella fase il più grande partito operaio italiano”; dunque “non deve stupire se mettiamo in campo un nuovo protagonismo politico e sociale; e se, accanto ai giusti diritti dei cani e dei gatti, difendiamo con ben altra storia e ben altre motivazioni le ragioni dei lavoratori, tutti” (testuale, sempre sulla Stampa del 5 maggio).
Sbalorditivo questo improvviso asse Brunetta-Camusso? No: è soltanto una nuova prova, più evidente delle altre, di come e quanto siano saltati gli schemi della politica del ‘900 fondati sulla contrapposizione destra-sinistra. Il primo effetto dell’adozione da parte dell’Italia di quella Carta dei diritti del lavoro (niente affatto universali: saremmo l’unico Paese al mondo ad avere una legge di quel genere) sarebbe l’uscita dal sistema dell’euro e il ritorno alla vecchia lira. Esattamente quello cui oggi puntano, tutti insieme appassionatamente, non soltanto Brunetta e Camusso, ma anche Grillo e Meloni, Salvini e Landini, Fassina e Gasparri.
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