“I CENTRI PER L’IMPIEGO FUNZIONANO (COME POSSONO)”

LA RESPONSABILE DEL CENTRO PER L’IMPIEGO ROMANO DI VIA SCORTICABOVE RISPONDE ALLA LETTERA DEL DISOCCUPATO CHE PROTESTA PER NON AVER RICEVUTO L’ASSISTENZA A CUI AVREBBE AVUTO DIRITTO, SOSTENENDO CHE IL SERVIZIO DI COLLOCAMENTO EROGATO DAI CPI FUNZIONA MEGLIO DI QUELLI EROGATI DALLE AGENZIE PRIVATE – IL MIO COMMENTO

Lettera pervenuta il 4 maggio 2016, in risposta a quella di Fabio Panzironi del 16 marzo precedente (ivi i link ai documenti precedentemente pubblicati on line sull’argomento) – Segue la mia risposta.

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Buongiorno Senatore Pietro Ichino,
sono la Responsabile del Centro per l’Impiego Roma Tiburtino le scrivo per rispondere alla lettera inviata dal sig. Panzironi Fabio sull’esperienza avuta come disoccupato al Centro per l’Impiego.

Un Centro per l'Impiego romano

Un Centro per l’Impiego romano

Il sig. Panzironi risulta essersi  presentato da noi il 14 marzo c.a. per richiedere un certificato storico.  È bene precisare, per i non addetti ai lavori, che il certificato registra tutti i rapporti di lavoro e le iscrizioni come disoccupato effettuate al CpI. Si ripresenta il 16 marzo e chiede l’iscrizione come disoccupato, ricevendo il servizio regolarmente e con tempi di attesa standard  di circa 1 ora visto il flusso di utenti e le risorse umane  assegnate al Cpi. Mentre attende, legge su un cartello outplacement (cigs) e  chiede ad un impiegato che è interessato a partecipare. L’utente scrive che conosce perfettamente l’attività, contraddizione evidente per più motivi primo fra tutti perché  è dedicata ai lavoratori in cigs (come recita il cartello) e il sig. Panzironi non ha il requisito di cassa integrato. Altro motivo che fa percepire la non conoscenza di questa attività da parte dell’utente è che l’outplacement prevede che le persone che stanno per  fuoriuscire dall’azienda (non quelle già licenziate come lui) vengano accompagnate  in  un processo di riqualificazione, un bilancio di competenze e la ricostruzione del sé con supporto psicologico . La cosa importante da evidenziare è che il  tutto è commissionato dall’azienda che sta per licenziare il lavoratore.  Inoltre le figure specialistiche che intervengono nel processo di outplacement è noto che   non sono presenti nell’organico delle risorse umane dei CpI poiché malgrado si parli tanto  della riforma dei servizi  per il lavoro, ancora non si procede alla sua concreta attuazione.  Tra i servizi erogati dal CpI c’è  l’orientamento che supporta il cittadino nella  ricerca del lavoro e stabilisce con lo stesso  un  Piano di Azione Individuale. Il sig. Panzironi è stato invitato a rivolgersi a questo servizio prendendo un appuntamento. Il cartello dei servizi erogati dal Cpi che fa riferimento all’outplacement cig indica la possibilità di partecipare a corsi di riqualificazione previsti dalla Regione Lazio sul cosiddetto catalogo Spal, inattivo da circa due anni per mancanza di corsi. Sono convinta che la comunicazione a volte risulta difficile e si può cadere, sia dall’una che dall’altra parte, in incomprensioni ma la risposta che ha ricevuto il Sig. Panzironi  non è stata esauriente (per lui)  perché  la domanda posta risultava senza alcun presupposto e requisito per erogare quel tipo di servizio. Sottolineo che i servizi per il lavoro che eroghiamo vengono svolti da personale con profili di istruttori amministrativi che si sono rimboccati le maniche  e con grande dedizione e sforzo hanno raggiunto obiettivi più alti e concreti degli Enti privati (come del resto risultante dalle  statistiche effettuate dal  Programma Garanzia Giovani ) . La cosiddetta mission non solo la conosciamo ma riusciamo ad ottenerla nei tempi più brevi possibili visto il grande flusso di utenza, che non permette di  “giocare “ sul posto di lavoro . L’aspetto di questa vicenda che ritengo “grave” è il messaggio che trasmette un Senatore della Repubblica all’opinione pubblica : “la struttura pubblica è incapace di adempiere l’assistenza intensiva nella ricerca del lavoro” e mi chiedo se quel  “colpo di reni” che suggerisce all’ANPAL  è riferito alla crescita delle strutture private piuttosto che di  quelle pubbliche che tutelano i diritti dei cittadini. La invito ad informarsi sui contratti di ricollocazione di cui parla e sugli obiettivi  raggiunti dagli enti accreditati a svolgere questo accompagnamento… ne scoprirà delle belle! Screditare il servizio pubblico in questo caso mette i cittadini aspiranti lavoratori (già provati e pronti a tutto) contro altri lavoratori, diventa una guerra che distoglie  dai veri doveri  che questo Stato ha nei confronti di tutti quelli che perdono il lavoro . Certa della sua onestà intellettuale mi auguro che mi conceda  il diritto di replica pubblicando, come ha fatto per il sig. Panzironi, la mia risposta. Grazie
Danila Di Roma

Questa risposta della responsabile del CpI Roma Tiburtino va molto apprezzata per l’attaccamento alla funzione e l’orgoglio professionale che la animano: tanto più meritori quanto maggiori sono le difficoltà e gli ostacoli che gli addetti ai CpI incontrano nel loro lavoro quotidiano: carenze di organici, di mezzi materiali, ma soprattutto di un piano operativo di rilancio della funzione in coerenza con le incisive innovazioni apportate dalla riforma del 2015. Riconosciuto questo, però, non si può non rilevare un qualche eccesso di impronta burocratica nella risposta della responsabile del CpI. In quale ufficio di una agenzia privata, aperto al pubblico, verrebbe lasciato affisso un cartello che offre un servizio (in questo caso, quello di outplacement) di fatto inattivo da due anni? Ma, soprattutto, in quale agenzia di collocamento degna di questo nome si risponderebbe a un disoccupato che chiede assistenza per trovare una nuova occupazione: “la domanda posta risulta senza alcun presupposto e requisito perché venga erogato questo tipo di servizio”?!? Se davvero il CpI fosse in grado di svolgere la propria funzione essenziale, anche scontando il ritardo nell’attivazione del nuovo strumento dell’assegno di ricollocazione, al disoccupato in questione si sarebbe dovuto rispondere: “non siamo in grado di offrirLe un servizio di outplacement propriamente inteso (con tanto di psicologo e di tutor che possa accompagnarLa giorno per giorno), ma siamo comunque qui per assisterLa; per incominciare, Le insegneremo a usare gli strumenti che la rete offre; poi faremo un bilancio delle Sue competenze e, in relazione ad esso, Le proporremo una serie di azioni da compiere in funzione della Sua ricerca; ci vediamo qui domani pomeriggio per la prima seduta”. Quanto alla parte finale della lettera di D.D.R., vorrei tranquillizzare la responsabile del CpI Roma Tuscolano: non ho alcuna preferenza preconcetta per i servizi resi da agenzie private rispetto a quelli resi dalla rete dei CpI; ho però una preferenza molto netta per un sistema nel quale le strutture erogatrici dei servizi restano in vita se lo fanno in modo efficace, altrimenti chiudono. Per questo occorre che il servizio – sia esso svolto da una struttura pubblica o privata – sia remunerato solo se produce il risultato e per questo viene scelto dagli utenti. Proprio questa è la novità cruciale recata dalla riforma del 2015, sulla cui implementazione la struttura pubblica (ma qui parlo dei quella del ministero del Lavoro, non della rete dei CpI) è in grave ritardo.    (p.i.)

 

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