LA GESTIONE DELLA SIAE, IN REGIME DI MONOPOLIO, FA REGISTRARE IPERTROFIA DELLA STRUTTURA, GRAVI INEFFICIENZE ED ENORMI SPRECHI, CHE POTREBBERO ESSERE SUPERATI COL CONSENTIRE CHE CIASCUN AUTORE SCELGA LIBERAMENTE DA CHI FAR TUTELARE I PROPRI DIRITTI
Interrogazione presentata il 29 aprile 2016 .
INTERROGAZIONE
Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo
presentata dai senatori FUCKSIA, GIBIINO, ICHINO,
VACCIANO, MOLINARI, MUSSINI, DI MAGGIO E ALTRI
Premesso che:
la Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), veniva fondata il 23 aprile 1882 da un’assemblea composta da scrittori, musicisti, commediografi ed editori dell’epoca: del primo Consiglio Direttivo della Società Italiana degli Autori facevano parte nomi storici quali Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci, Francesco De Sanctis ed Edmondo De Amicis;
regolamentata dalla legge n. 633/1941 sul diritto d’autore che, al titolo quinto, attribuisce alla SIAE in forma esclusiva, l’attività di intermediario, comunque attuata, sotto ogni forma diretta e indiretta di intervento, mediazione, mandato, rappresentanza ed anche cessione per l’esercizio dei diritti di rappresentazione, di esecuzione, di recitazione, di radiodiffusione e di riproduzione meccanica e cinematografica di opere tutelate, la SIAE vanta un regime di monopolio che di fatto dura da oltre 130 anni nel nostro Paese e che poteva essere interrotto aprendo le porte alla liberalizzazione della gestione dei diritti d’autore e delle licenze a esse connesse recependo la Direttiva 2014/26/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l’uso online nel mercato interno;
in particolare, l’art. 5 paragrafo 2 della Direttiva 2014/26/UE recita: «I titolari dei diritti hanno il diritto di autorizzare un organismo di gestione collettiva di loro scelta a gestire i diritti, le categorie di diritti o i tipi di opere e altri materiali protetti di loro scelta, per i territori di loro scelta, indipendentemente dallo Stato membro di nazionalità, di residenza o di stabilimento dell’organismo di gestione collettiva o del titolare dei diritti. A meno che non abbia ragioni oggettivamente giustificate per rifiutare la gestione, l’organismo di gestione collettiva è obbligato a gestire tali diritti, categorie di diritti o tipi di opere e altri materiali protetti, purché la gestione degli stessi rientri nel suo ambito di attività.»;
il 30 marzo 2016, nel corso di un’audizione presso le commissioni riunite VII e XIV della Camera, il Ministro interrogato ha dichiarato che nella direttiva non è presente alcuna indicazione su come i singoli Stati devono organizzarsi, ma vengono riportati semplicemente alcuni principi che devono essere rispettati. Perciò, la questione potrebbe trovare soluzione attuando una profonda riforma della SIAE e non procedendo verso la liberalizzazione, bloccando di conseguenza la possibilità a più società di competere sullo stesso terreno dei diritti d’autore che decideranno di scegliere i singoli autori, nonostante già dalla precedente legislatura si era attestata la propensione verso la completa liberalizzazione del sistema, sull’onda degli scandali che hanno interessato la SIAE;
le critiche contro la SIAE vanno dalla modalità di gestione dei diritti d’autore, ai bilanci in rosso, all’esercizio del monopolio in Italia. La ripartizione dei diritti d’autore presenta evidenti squilibri poiché avviene attraverso logiche e dinamiche oscure, imperscrutabili e inique: i criteri di ripartizione del diritto d’autore maturato, si basano infatti su un sistema ‘a campione’, aleatorio e facilmente manipolabile, dimostrabile dai dati diffusi secondo i quali il 65% degli artisti registrati alla Siae, alla fine dell’anno, percepisce in ripartizione dei diritti meno di quanto versa all’ente per la quota di iscrizione, a vantaggio degli artisti e degli autori legati a major di rilievo;
da un articolo de Il Fatto Quotidiano del 7 aprile 2016 si trae il dato secondo cui la SIAE verserebbe in profondo dissesto economico, per oltre 900 milioni di euro. Tra i motivi del dissesto, come denunciava già nel 2012 Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, il carattere eccessivamente “a conduzione familiare”: ben 527 dei 1.257 assunti a tempo indeterminato vantano legami di famiglia o di conoscenza con i vertici; i benefit connessi alle cariche; 189 cause di lavoro in 5 anni che hanno colpito l’ente; la presenza di circa 605 agenzie sul territorio, che incassano poco e hanno dimensioni risibili; il problema del pagamento degli assegni di quiescenza che ha costretto l’ente ad attingere dalle proprie casse; la decisione di immettere parte del proprio patrimonio immobiliare in un fondo, in cambio della metà del valore per l’ammontare di 256 milioni di euro, come scriveva Libero nel gennaio 2012; inoltre l’Aduc, associazione di tutela dei consumatori, ricorda la vicenda dell’investimento della SIAE nei titoli della Lehman Brothers e di oltre 40 milioni di euro andati in fumo, onde per un pari importo le royalties incassate per conto dei titolari dei diritti sono andate perdute;
l’Istituto Bruno Leoni ha elaborato uno studio dal quale emerge che i costi e le inefficienze generate dal monopolio della SIAE nel nostro Paese generano uno spreco di oltre 13 milioni di euro l’anno, che potrebbe essere agevolmente eliminato o, almeno, ridotto, liberalizzando il mercato;
per risanare i conti e procedere all’elaborazione di un nuovo Statuto, la SIAE è stata sottoposta a commissariamento nel 2011 sotto la guida di Gian Luigi Rondi, al quale è seguito il presidente e cantautore Gino Paoli che, dopo essere stato accusato di aver nascosto al Fisco 800 mila euro nella dichiarazione dei redditi del 2009 relativa al 2008, si è dimesso nel febbraio 2015, cedendo la presidenza a Filippo Sugar, figlio della cantante Caterina Caselli e del discografico Piero Sugar, egli stesso editore dell’omonima casa discografica “Sugar”;
da un articolo de Il Fatto Quotidiano dell’8 febbraio 2016 emerge che in sede di audizione alla Camera dei Deputati, il 3 febbraio 2016 Filippo Sugar ha difeso la posizione monopolista della società nel settore dei diritti di autore, presumibilmente a vantaggio degli interessi discografici di famiglia, e in contrasto con le disposizioni della direttiva 2014/26/UE, anche attraverso argomentazioni non veritiere;
difendere il monopolio SIAE significa non garantire la libertà di scegliere la società di tutela alternative alla SIAE : un caso eclatante è rappresentato dalla lettera di manleva SIAE, che obbliga l’autore non iscritto alla SIAE, o i cui brani non sono depositati e perciò non soggetti a tutela della società, a presentare l’autocertificazione presso l’ufficio territoriale di riferimento in cui attesta che il repertorio musicale non è depositato negli archivi SIAE, pagando alla società un corrispettivo per ogni esibizione dal vivo;
decidere di intraprendere un percorso che possa essere una via di mezzo tra il mantenere il monopolio SIAE e riconoscere piattaforme di gestione diverse dalla SIAE non è una soluzione, e gli autori legati alle netlabel, produzioni indipendenti o autoprodotte, non ne trarrebbero alcun riconoscimento professionale e vantaggi; in questo modo, andrebbero in perdita le produzioni creative, artistiche e culturali cosiddette «dal basso», che al contrario andrebbero supportate e incentivate;
con una lettera aperta pubblicata su diversi organi di stampa, oltre 300 tra aziende, imprenditori, startupper e investitori italiani nel campo del digitale, esortano il governo di liberalizzare il settore dei diritti musicali;
il mancato recepimento della direttiva in questione determina, oltre al rischio di sottoporre l’Italia all’ennesima procedura di infrazione, una situazione di evidente incertezza che potrebbe comportare uno stallo del mercato dei diritti d’autore, con conseguenti danni soprattutto per i titolari dei diritti;
pertanto, sono necessarie ed urgenti delle iniziative da parte del Governo per dare idoneamente attuazione alla direttiva;
si chiede di sapere:
quali siano gli orientamenti del Ministro sui fatti esposti in premessa;
quali siano i motivi per i quali il Ministro stesso non ha ancora assunto le iniziative di competenza per il recepimento della direttiva 2014/26/UE e se e quali iniziative intenda adottare per escludere l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea;
se non ritenga opportuno istituire un tavolo tecnico per dare attuazione in modo opportuno e adeguato alle disposizioni della direttiva 2014/26/UE, in particolare, privando la SIAE del monopolio affinché nel settore si operi concretamente in regime di concorrenza;
se non intenda istituire una commissione ministeriale volta a monitorare lo stato della SIAE al fine di verificarne la gestione, le attività, nonché il funzionamento degli organi sociali, accertando, per quanto di competenza, eventuali responsabilità nel settore.
.