IL CODICE SEMPLIFICATO DEL LAVORO DELLA CGIL
Nella Carta dei diritti universali del lavoro, destinata a diventare un progetto di legge di iniziativa popolare, chiarezza e concisione esemplari vengono poste al servizio di un progetto di ingessatura totale dei rapporti nel tessuto produttivo: leggi il mio primo editoriale telegrafico di oggi. In proposito v. anche la mia intervista al quotidiano Il Tempo di oggi, Non è più la Cgil dei Lama e dei Trentin.
IN DIFESA DELLA FORNERO (INTESA COME LEGGE E COME ELSA)
Che cosa distingue e che cosa unisce le due manifestazioni dei giorni scorsi – della Lega e dei sindacati – contro una riforma delle pensioni di quattro anni fa: leggi il mio secondo editoriale telegrafico di oggi.
NEL NORD-EST I RISULTATI PIÙ VISTOSI DEL JOBS ACT
Perché in Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino-Alto Adige si è registrato, nell’ultimo anno, l’aumento maggiore delle assunzioni a tempo indeterminato e si tornerà prima che nel resto d’Italia ai livelli occupazionali pre-crisi: leggi la mia intervista a Venezie Post, in occasione dell’incontro di Vicenza sulla riforma con Marco Bentivogli e Oscar Giannino nell’ambito del Festival Città Impresa.
UN ANNO DI BUONI RISULTATI, MA I SERVIZI SONO ANCORA ALL’ANNO ZERO
La riforma del lavoro ha sicuramente contribuito a rivitalizzare un mercato del lavoro infartuato e a rendere più accessibile il lavoro stabile, ma le politiche attive nel mercato sono in grave ritardo: leggi la mia intervista in corso di pubblicazione sull’inserto Dossier del quotidiano Il Giornale.
C’É DI MEGLIO DELL’ART. 18 QUANDO SI CAMBIA LAVORO
In realtà la sostanziale inamovibilità assicurata in passato dallo Statuto dei Lavoratori è destinata a essere erosa da una applicazione sempre più allineata agli intendimenti originari del legislatore del 2012. Chi passa da un’azienda a un’altra fa meglio a puntare su nuove garanzie operanti nel segno della flexsecurity: leggi la domanda di un lettore e la mia risposta.
SUL DIVIETO DI ATTIVARE LA CASSA INTEGRAZIONE NELL’IMPRESA FALLITA
Quali ragioni logiche e di opportunità pratica hanno indotto il legislatore a escludere drasticamente l’attivazione di questa forma di sostegno del reddito, che presuppone una ragionevole prospettiva di prosecuzione del rapporto di lavoro senza soluzione di continuità (impossibile nel caso di fallimento): leggi la lettera di un amico, dissenziente, e la mia risposta.
RIDURRE IL TETTO DI CONTRIBUZIONE E PENSIONI (NEL SISTEMA OBBLIGATORIO)
L’ordinamento statale dovrebbe preoccuparsi soltanto di prevenire l’indigenza in età avanzata, assicurando inderogabilmente continuità di reddito entro un limite che potrebbe collocarsi intorno ai 3.000 euro mensili o ai 40.000 euro annuali, lasciando, come in Svezia, che sia la previdenza complementare ad assicurare i livelli di pensione più alti: leggi la lettera di un frequentatore del sito e la mia risposta.
LA “RIEDUCAZIONE” DEL REO E LA SUA LIBERTÀ DI RIFIUTARLA
Occorre riconoscere al condannato il diritto di scegliere tra avviarsi a una vita nuova e restare quello che è: lo sostiene la lettera di un amico pervenutami in riferimento a una precedente sullo stesso tema del 17 marzo, Quando l’ergastolano non si redime. Segue la mia risposta.
UN INCONTRO SUL PRIMO ANNO DEL JOBS ACT
Oggi pomeriggio alla Villa Gianetti di Saronno (via Roma 22) l’incontro promosso da VIR HR, KPMG e FederManager, per la presentazione del libro Il lavoro ritrovato (Mondadori, 2015): ne discuto con Gianpaolo Colzani, Helicopter Division di Finmeccanica, Pino Mercuri di Microsoft Italia e Luca Vignaga di Marzotto Group.