NO ALLE CENTRALI ATOMICHE, NO A QUELLE A CARBONE, NO AL GAS DI PUTIN, NO ALLO SHALE OIL, NO ALLE PALE EOLICHE, NO AGLI INCENERITORI, NO ALLE PETROLIERE, ORA NO ANCHE AL GAS ESTRATTO DAL NOSTRO MARE; MA ALLORA NO ANCHE ALLE NOSTRE CASE RISCALDATE D’INVERNO E AD AUTO, TRENI, AEREI E PRODUZIONE INDUSTRIALE?
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 384, 21 marzo 2016 – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del 6 agosto 2014, La somma dei “no”
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No alle centrali a carbone, perché sono troppo inquinanti; no alle centrali atomiche perché c’è il rischio di fughe radioattive; no alla produzione di energia eolica, perché torri e pale deturpano il paesaggio; no a petrolieri e petroliere, perché i primi sono tutti farabutti e le seconde ogni tanto fanno naufragio devastando mare e coste; no allo shale oil (petrolio estratto da scisti), perché si rovinano le rocce sotterranee; no agli inceneritori dei rifiuti, perché solo in Germania sono capaci di farli funzionare senza inquinamento e qui siamo in Italia; no al metanodotto, perché serve per acquistare gas da Putin, inoltre può avere delle perdite e comunque rovina la spiaggia dove riemerge dal mare (copyright del presidente della Puglia Emiliano); no a bruciare la legna, perché comporta di abbattere alberi; e ora anche no all’estrazione del gas dal fondo del mare – anche se molto oltre l’orizzonte visibile da terra; anche se tutti gli altri Paesi maggiori si avvalgono di questa risorsa a tutte le latitudini e longitudini; anche se questo consentirebbe di avere in giro meno petroliere, meno centrali a carbone, meno pale eoliche, e di acquistare meno gas da Putin e meno energia dalle centrali atomiche francesi – perché le trivelle rovinano il fondo del mare e non siamo sicuri che non inquinino anch’esse. Tutto questo è molto coerente con l'”economia del chilometro zero”, nella quale non occorre far funzionare fabbriche che consumano molta energia, con persone che arrivano in auto o in treno, per produrre cose che poi vanno spedite in varie parti del mondo, magari in aereo, e che a loro volta consumano energia. Sì, dunque, alla cosiddetta “economia curtense”, quella artigiana e agricola che si sviluppa per intero intorno alla corte del castello. È chiaro a tutti che questi rifiuti, se li praticassimo davvero in modo rigoroso e coerente, comporterebbero un ritorno al medioevo?
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