UNA ESPERIENZA FRANCESE, NEL SETTORE DEI SERVIZI PRIVATI, CHE SEMBRA COSTITUIRE AL TEMPO STESSO UNA SFIDA E UNA OPPORTUNITÀ PER IL SERVIZIO PUBBLICO
Articolo di Alessandra Sartori in esclusiva per questo sito, 23 marzo 2015.
Di recente su un quotidiano italiano (v. la Repubblica del 28 febbraio 2016) è stata data una certa visibilità al sito web francese Leboncoin, vantandone l’eccellente performance nell’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro.
Ma di che cosa si tratta? Leboncoin è un sito di e-commerce gratuito, attivo da diverso tempo, che qualche anno fa ha deciso di ampliare il suo range di attività, estendendolo per l’appunto al matching. La sua quota di mercato in quest’ambito è andata progressivamente crescendo, tanto che nell’arco di tre anni è passato da 30.000 (2013) a 100.000 (2014) a oltre 200mila (fine 2015) offerte pubblicate. E’ così divenuto il sito leader rispetto agli altri (ben 500!) che si contendono la galassia del recrutement online, ed è oggi ormai secondo solo a quello del servizio pubblico (www.pole-emploi.fr). Gli annunci riguardano pressoché l’intera gamma delle figure professionali, anche se si tratta per la maggior parte (95%) di posti per mansioni di livello non elevato; non mancano, tuttavia, inserzioni relative a quadri, manager, ingegneri e altri professionals. Per il momento il servizio è fruito principalmente dalle microimprese e dalle PMI (ben 70.000 offerte di lavoro pubblicate), ma in futuro Leboncoin si pone l’obiettivo di conquistare l’utenza delle grandi imprese, allettandole con servizi più specifici e a pagamento.
I media francesi si sono appassionati a questo fenomeno in prorompente espansione, subito paragonandone le incisive e rapide capacità di matching a quelle (asserite assai meno brillanti) dell’agenzia pubblica. Con titoli sensazionalistici, del tipo « Leboncoin pique le job de Pôle emploi », « Travail: quand ‘Le Bon coin’ remplace Pôle emploi », o ancora « Chômage: Leboncoin plus efficace que Pôle emploi ? » si vuole dare l’idea di una realtà moderna e dinamica, che si contrappone alla rigidità e staticità dell’attore pubblico.
Alla luce delle interviste riportate dai siti internet specializzati, i datori di lavoro sembrano in effetti catturati dalla semplicità e immediatezza del contatto diretto con i candidati, libero da interferenze esterne e lungaggini burocratiche, e dalla celerità con cui spesso riescono a reperire la figura professionale desiderata. Sottolineano altresì la motivazione dei candidati e la coerenza dei loro profili rispetto alle esigenze delle imprese, aspetti talora carenti nei soggetti inviati da Pôle emploi. Questi infatti hanno l’obbligo di recarsi ai colloqui di lavoro organizzati dal conseiller pubblico, onde non perdere l’iscrizione presso il centro per l’impiego e i correlati vantaggi in termini di benefits e altri servizi: si tratta del ben noto approccio di activation ormai radicato in tutti i Paesi europei, che però sembra ripercuotersi talvolta in maniera negativa sulle propensioni e le qualità dei disoccupati avviati.
Altre fonti, peraltro, riportano dati meno eclatanti e ribadiscono che, ad ogni modo, Pôle emploi rimane nettamente superiore quanto a contatti, vantando più di 6 milioni di click mensili, mentre Leboncoin supera di poco i due milioni: il che corrisponde a un tasso di copertura del 13% contro il 4,6% (dati riferiti al febbraio 2014).
Ma qual è la posizione dell’attore pubblico? Per parte sua Pôle emploi ha dichiarato di non considerare né Leboncoin, né siti analoghi come diretti concorrenti, specificando che la sua mission precipua è l’accompagnamento “personalizzato” dell’utente. Ha anzi ribadito la complementarietà del suo operato rispetto a quello dei siti internet di incontri professionali, sottolineando le sinergie di una fruttuosa collaborazione. Per questo motivo, dal 2013, nell’ambito di una politica di “trasparenza del mercato del lavoro”, ha instaurato rapporti di partnership con una settantina di siti, ampliando il range di vacancies offerte online (circa 70.000 di annunci addizionali al giorno). In più, i soggetti in cerca di occupazione quando inseriscono il proprio CV sul sito dell’operatore pubblico possono consentire a diffonderlo contestualmente e automaticamente nelle banche dati dei siti partner. Dal canto loro, gli operatori hanno l’opportunità di esplorare meglio la domanda, dal momento che visualizzando anche gli annunci dei siti partner vengono a conoscenza di un segmento di utenza imprenditoriale che per il momento gli sfugge: non sono poche le imprese che preferiscono bypassare i servizi di Pôle emploi e inserire direttamente le vacancies nelle banche dati di altri siti ritenuti di più agile accesso.
Certo è che, al di là del ranking degli operatori online e della questione del possibile “sorpasso” a danno della piattaforma a gestione pubblica (i dati riportati dai media sono sovente discordanti tra loro), è innegabile l’inarrestabile ascesa di questi nuovi strumenti, con cui il pubblico deve confrontarsi. La strada della reciproca collaborazione sembra la più promettente, tenendo ben presente che l’obiettivo del SPI è quello di rendere più trasparente, fluido ed efficiente il mercato del lavoro, senza chiusure aprioristiche e pregiudiziali.
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