CHE COSA HA DETTO DRAGHI SULLE POLITICHE DEL LAVORO

UN’AZIONE CREDIBILE E RIGOROSA DI RIEQUILIBRIO DEI CONTI PUBBLICI, IN UN ORIZZONTE TEMPORALE PRESTABILITO, PUO’ PERMETTERE UNA POLITICA ECONOMICA PIU’ INCISIVA. OCCORRE GARANTIRE AI LAVORATORI UN SOSTEGNO DEL REDDITO DEFINITO, NON DISCREZIONALE, CONDIZIONATO ALLA RICERCA ATTIVA DI UNA OCCUPAZIONE: E QUI UN RAFFORZAMENTO DEI MECCANISMI DI VERIFICA E’ INELUDIBILE

Dalle “Considerazioni finali” esposte dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi all’Assemblea Ordinaria dei Partecipanti dell’Istituto il 29 maggio 2009

 

La politica economica è oggi più difficile in Italia che in altri paesi. L’azione di sostegno alla domanda è limitata dal debito pubblico del passato. Gli interventi attuati finora per attenuare i costi sociali della recessione hanno soprattutto utilizzato risorse già stanziate per altri impieghi.

 

Tuttavia, un’azione credibile e rigorosa di riequilibrio dei conti pubblici, in un orizzonte temporale prestabilito, può permettere una politica economica più incisiva. La prima preoccupazione attiene al rischio di un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro. La crisi ha reso più evidenti manchevolezze di lunga data nel nostro sistema di protezione sociale. Esso rimane frammentato. Lavoratori altrimenti identici ricevono trattamenti diversi solo perché operano in un’impresa artigiana invece che in una più grande. Si stima che 1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento. Tra i lavoratori a tempo pieno del settore privato oltre 800.000, l’8 per cento dei potenziali beneficiari, hanno diritto a un’indennità inferiore a 500 euro al mese.

Un buon sistema di ammortizzatori sociali per chi cerca un nuovo lavoro, finanziariamente in equilibrio nell’arco del ciclo economico, attenua la preoccupazione dei lavoratori, sostiene i consumi, accresce la mobilità tra imprese e settori, favorisce la riallocazione delle competenze individuali verso gli impieghi più produttivi. Un sostegno definito, non discrezionale, condizionato alla ricerca attiva di una occupazione – e qui un rafforzamento dei meccanismi di verifica è ineludibile – aumenta il senso di sicurezza delle persone, ne rende più certi i progetti, contiene la necessità di risparmi a fini precauzionali; riduce l’iniquità tra lavoratori più o meno tutelati. Opportunamente il Governo ha già incluso tra le misure anticrisi meccanismi temporanei di sostegno al reddito che agiscono anche in caso di sospensione dell’attività nelle imprese non coperte dalla Cassa integrazione. Ha inoltre previsto un intervento sperimentale a favore di una parte dei collaboratori a progetto.

Va colta oggi l’occasione per una riforma organica e rigorosa, che razionalizzi l’insieme degli ammortizzatori sociali esistenti e ne renda più universali i trattamenti. Non occorre rivoluzionare il sistema attuale. Lo si può ridisegnare intorno ai due tradizionali strumenti della Cassa integrazione e dell’indennità di disoccupazione ordinarie, opportunamente adeguati e calibrati. Essi andrebbero affiancati da una misura di sostegno al reddito per i casi non coperti, come avviene quasi ovunque in Europa e come prospettato nel Libro bianco del Governo. Per i bassi salari potrebbe essere studiato un credito d’imposta: adottato con successo in molti paesi, esso potrebbe aiutare la regolarizzazione di posizioni sommerse.

Tra le misure anticrisi rivolte al sistema produttivo sono prioritarie quelle tese ad allentare i problemi finanziari delle imprese, come gli interventi che si stanno definendo anche con il concorso della Cassa depositi e prestiti e della SACE. Un ulteriore, più diretto sostegno potrebbe venire dalla riduzione nei tempi di pagamento dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche, pari a circa il 2,5 per cento del PIL. Nella stessa direzione potrebbe operare una temporanea sospensione dell’obbligo di versare all’INPS le quote di TFR non destinate ai fondi pensione, circa 0,3 punti percentuali del PIL l’anno.

Entrambe le operazioni, pur determinando un aumento del ricorso ai mercati finanziari, non peggiorerebbero la posizione patrimoniale netta dello Stato.

Le misure volte a mobilitare il risparmio privato nell’edilizia residenziale, che si auspica vengano rapidamente attuate nelle forme appropriate, contribuiranno alla ripresa degli investimenti. Vanno accelerati il completamento dei cantieri già aperti e la realizzazione di opere a livello locale, molte delle quali, per la loro contenuta dimensione, possono essere avviate in tempi brevi.

 

 

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