SE IL VECCHIO ESTABLISHMENT PD NON RICONOSCE IL POPOLO DEI DEMOCRATICI

L’ATTUALE MINORANZA DI SINISTRA PD SI CREDE DEPOSITARIA DELLA NATURA DEL PARTITO STESSO: NON RIESCE AD ACCETTARE IL FATTO CHE UNA LARGA MAGGIORANZA DEGLI ELETTORI DEMOCRATICI SI RICONOSCANO NELLA NUOVA LINEA POLITICA DI RENZI

Lettera pervenuta il 14 marzo 2016, in riferimento al mio editoriale telegrafico La minoranza Pd dilaniata sulla lotta al precariato – Segue una mia breve risposta.

Caro Ichino, difficile non concordare con le tue osservazioni sull’atteggiamento della minoranza PD. Quello che più ancora mi sorprende è la pretesa denuncia per la quale Renzi snaturerebbe la natura del PD di cui la minoranza si ritiene fedele e unica depositaria. Mi ricorda i partiti comunisti. La minoranza dimentica, o forse neanche riesce a concepirlo, che la natura del PD è quello che i suoi iscritti, simpatizzanti ed elettori determinano. Il PD si è dotato di meccanismi ampiamente democratici, inclusivi e partecipativi per determinare cosa si vuole. È emerso che la stragrande maggioranza del popolo PD ha sostenuto e, stando ai sondaggi tuttora sostiene, la politica di Renzi. Che siano tutti contro natura? Il contendere riguarda un tema antico come la sinistra, almeno quella dal XX secolo in poi: quello di cosa sian un partito e la sua classe dirigente, la concezione liberale o illiberale della democrazia e della lotta politica, la differenza tra sinistra democratica e sinistra comunista. La Ditta non sopporta che non Renzi ma il suo popolo la abbia confinata, almeno per ora, a un ruolo di minoranza e forse di testimonianza. Non riesce a concepire e ad accettare di non avere una posizione dominante o egemonica. Tutto questo a prescindere dalle opinioni che si possano avere su Renzi, la sua politica e l’operato del suo governo. È un problema di constituency. Cordialmente,
Francesco Robiglio

Effettivamente è risultato questo: che il vecchio establishment del Pd, guidato da un gruppo di dirigenti in prevalenza provenienti dal PCI e permeati della cultura di quel partito del XX secolo, dopo aver perso il controllo del Pd si è improvvisamente scontrato con il fatto che la maggioranza degli elettori non sono legati più che tanto a quella vecchia cultura: dunque non si scandalizzano affatto che in materia di lavoro si abbatta il totem dell’articolo 18, comprendono il motivo per cui si è fatta la riforma delle pensioni del 2011 e rispetto ad essa non si torna indietro, si rendono conto della priorità dell’obiettivo della costruzione dell’Unione Europea e la necessità di allearsi con le forze che condividono questo obiettivo (anche se provengono dal vecchio centrodestra) contro lo schieramento che si propone l’obiettivo opposto, e così via. Quel che resta del vecchio establishment del Pd si è scontrato con questo fatto, ma ancora non lo ha accettato.     (p.i.)

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