BENE CHE LA FIOM RICONOSCA DI AVERE SBAGLIATO ALLA FIAT NEL 2010, MA LA CGIL DOVREBBE RICONOSCERE CHE È STATA LA CISL A COMPIERE LA SCELTA GIUSTA A TUTTI I BIVI PRINCIPALI DI FRONTE AI QUALI IL MOVIMENTO SINDACALE SI È TROVATO DAGLI ANNI ’50 IN POI
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 383, 7 marzo 2016 – In argomento v. anche La vicenda Fiat e i media senza memoria, 12 settembre 2015 – Gli altri articoli e documenti relativi alla vicenda Fiat-FCA pubblicati su questo sito sono agevolmente reperibili attraverso il relativo Portale.
“Nessuno nega che la Fiat, prima dell’arrivo di Sergio Marchionne, fosse a rischio di fallimento e oggi no… Di tutto questo noi siamo contenti” ha detto l’altro ieri Maurizio Landini al convegno Cgil sul futuro dell’industria dell’auto. È un passo avanti di importanza straordinaria, di cui va dato atto al segretario generale della Fiom. Il quale, però, se vuole essere onesto fino in fondo, deve anche ricordare che nel 2010 la Fiom invitò i lavoratori della Fiat a votare “no” a quel piano, mettendolo a grave rischio; che il segretario della Fiom di allora, Gianni Rinaldini, predicava la nazionalizzazione della stessa Fiat, indicandola quale soluzione preferibile rispetto al piano industriale di Marchionne; e che nel 2010 la Fim-Cisl e la Uilm, per averci invece visto giusto e aver invitato i lavoratori a votare “sì”, vennero accusate dalla Fiom di essere “sindacati gialli”, padronali. Non soltanto Maurizio Landini, ma anche Susanna Camusso, se vogliono essere onesti fino in fondo, devono riconoscere che dalla metà del secolo scorso è sempre stata la Cisl a compiere la scelta giusta e la Cgil a compiere quella sbagliata, a tutti i bivi di fronte ai quali il movimento sindacale si è trovato: negli anni ’50 quello dello sviluppo della contrattazione aziendale; negli anni ’80 quello del riconoscimento del part-time, poi quello della riforma della scala-mobile; negli anni ’90 quello del superamento del monopolio statale del collocamento e della introduzione delle agenzie per il lavoro temporaneo; negli anni 2000 quello del passaggio dal vecchio regime della job property per una metà soltanto dei lavoratori a quello della flexsecurity per tutti; ora di nuovo quello dello spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro. Non è il caso che la Cgil finalmente incominci ad azzeccarne una?
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