MONTI, RENZI E L’ATTUALITÀ DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO

SENZA IL PRIMO OGGI PROBABILMENTE NON CI SAREBBE IL SECONDO; MA SENZA QUEST’ULTIMO LA STRATEGIA EUROPEA DELL’ITALIA AVREBBE PROBABILMENTE POCHE CHANCES DI SUCCESSO

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 380, 21 febbraio 2016, h. 9.30 – Segue un postscriptum successivo al discorso di Matteo Renzi all’Assemblea nazionale del PD dello stesso giorno.

Mercoledì scorso in Senato si è svolto uno dei pochi episodi di politica alta di questa legislatura: intendo dire una politica non ridotta a stillicidio di contestazioni sull’applicazione del regolamento, attacchi personali e sceneggiate folcloristiche, ma dedicata a una discussione seria e civile delle questioni cruciali per le sorti del Paese. Dopo che il premier Matteo Renzi ha esposto la linea del Governo al tavolo europeo, l’ex-premier Mario Monti ha svolto un intervento incisivamente critico, mettendo Renzi in guardia contro il rischio di rafforzare, con le contestazioni rivolte agli organi della UE, l’immagine di un’Italia insofferente delle regole; ricordando che ridurre il nostro debito pubblico è interesse nostro prima che pre-requisito per l’integrazione europea. Ai giornalisti non è parso vero di poter titolare Scontro tra Renzi e Monti, proponendo l’immagine caricaturale di un ex-premier europeista, contrapposto a un premier anti-UE. Nessuno ha rilevato che, nella replica, Renzi non ha affatto contestato le opzioni europeiste e le loro precondizioni enunciate da Monti: al contrario le ha fatte proprie, argomentando, semmai, circa i progressi compiuti dall’Italia sul terreno del rispetto delle regole europee, a partire dall’emergenza risolta da Monti nel 2011-2012, e rivendicando ora per il nostro Paese un ruolo trainante rispetto ai partner verso un livello di integrazione maggiore. Il ruolo per il quale è stato messo l’iper-europeista Carlo Calenda a rappresentare l’Italia a Bruxelles. Monti ha ragione quando – avendo tutti i titoli per farlo – rimprovera a Renzi qualche errore tattico sullo scacchiere europeo; ma sa bene che senza il consenso degli italiani la strategia dell’integrazione dell’Italia in Europa è destinata al fallimento: e infatti – leggi il suo intervento sul Corriere della Sera di oggi, accanto a quello di Calenda – riconosce al premier la capacità di tessere in patria una tela politica che lui ha saputo tessere molto meno. Insomma: senza Monti probabilmente oggi non ci sarebbe Renzi; ma senza Renzi oggi la strategia europea dell’Italia avrebbe probabilmente poche chances di successo.

P.S. di domenica 21, h. 18 – Oggi all’Assemblea  nazionale del Pd Renzi, in veste di Segretario del  partito, è tornato sul dissenso con Monti usando toni fortemente polemici e con alcune notazioni (sbagliate) sull’azione svolta dal suo governo (in particolare su IMU e questione esodati) che contraddicono quanto ha detto in proposito in Senato mercoledì. Questa uscita aggressiva non mi induce a cambiare una virgola di quel che ho scritto stamattina. Ma solo a fare due piccole aggiunte: l’augurio a Renzi che, nonostante le sue intemperanze polemiche, Monti gli resti amico a lungo: a Bruxelles il premier e Calenda ne avranno bisogno; e l’augurio a Renzi e Monti di avere sempre presente la massima di S. Giovanni Crisostomo (utilissima a entrambi) secondo cui “nessuno può essere offeso se non da se stesso”.

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