LA LETTERA CHE IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE NON HA SCRITTO AGLI STUDENTI CHE OCCUPANO LE SCUOLE

COME SI LOTTA DAVVERO PER RENDERE LA SCUOLA PIU’ CAPACE DI ADEMPIERE LA SUA MISSIONE
Articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 16 novembre 1997

Cari studenti che occupate le vostre scuole, se mi rivolgessi a voi come severo rappresentante dello Stato e del suo ordinamento legale, contestandovi una illecita interruzione di pubblico servizio, potreste rispondermi che, prima di questa, mille altre interruzioni ci sono state, meno clamorose ma piu’ dannose, senza che alcun responsabile abbia mosso un dito.
E’ vero: questo e’ accaduto ogni volta – e sono state tante! – che siete stati privati della scuola  dall’assenteismo impunito, dall’incapacita’ conclamata o dalla pigrizia proterva di un insegnante; o dal quieto vivere burocratico di un provveditore o di un preside capaci soltanto di applicare circolari e non di garantire l’efficienza della struttura risolvendone i problemi con spirito di iniziativa e fantasia; dal lassismo di commissioni d’esame che hanno preferito assecondare con indulgenza il degrado dell’insegnamento invece che denunciarlo; dai meccanismi infernali che governano l’assegnazione delle cattedre e le girandole dei supplenti tenendo conto soltanto di graduatorie e diritti del personale e non dei vostri diritti; dalla scarsita’ di attrezzature e spazi cui per decenni non si e’ posto rimedio con adeguati investimenti.
          Faccio credito a quelli di voi che hanno promosso e animato con impegno e serieta’ le manifestazioni e i collettivi di una sincera volonta’ di dare uno scossone salutare al grande organismo malato della nostra scuola. Questo intento ci accomuna e vi assicuro che faro’ tutto quanto e’ in mio potere per correggere quei gravi difetti.

          Se questo e’ davvero l’intento essenziale, pero’, ho il dovere di dirvi che il modo in cui lo state perseguendo e’ per molti aspetti sbagliato. E’ sbagliato soprattutto dal punto di vista dell’efficacia politica della vostra azione, cioe’ della sua capacita’ di raccogliere il consenso dell’opinione pubblica: come potrebbe l’opinione pubblica prendere sul serio, considerandola come espressione genuina delle convinzioni e della volonta’ politica delle masse studentesche, una occupazione decisa forse dalla maggioranza degli studenti, ma poi di fatto disertata – anche nei suoi momenti migliori di discussione e di approfondimento dall’ottanta o il novanta per cento di essi? Come puo’ l’opinione pubblica non trarne la fondata impressione che la maggior parte di coloro che hanno votato a favore dell’occupazione lo ha fatto soltanto per prendersi qualche giorno di vacanza? L’occupare la scuola, cosi’ come il disertare le lezioni per “andare in manifestazione”, stante il difetto di partecipazione seria della grande maggioranza, invece di rendere visibile e apprezzabile il vostro impegno per l’obbiettivo dichiarato, sottolinea al contrario il vostro prevalente disimpegno. Donde l’effetto controproducente di queste iniziative, il loro bilancio in perdita proprio sul terreno della riqualificazione della scuola che dite di proporvi: nello stillicidio delle interruzioni dell’attivita’ didattica conseguente alle varie “iniziative di lotta” il disimpegno di troppi studenti sembra sposarsi alla perfezione con il disimpegno di troppi presidi, insegnanti e genitori, che se ne stanno inerti alla finestra, per lo piu’ senza cogliere l’occasione dell’agitazione per aprire un confronto di idee libero e rigoroso.
           Per finire, una considerazione economica. Vi siete mai chiesti perche’ tante giornate di studio perse per occupazioni e manifestazioni nella scuola pubblica, e nessuna o quasi nella scuola privata? Forse il motivo sta nel fatto che per ogni giorno di scuola privata la famiglia spende una retta di molte decine di migliaia di lire: allo spreco del proprio denaro si sta piu’ attenti. Ma non sono forse denaro di ciascuno di noi anche le altrettante decine di migliaia di lire al giorno che lo Stato spende per ciascuno studente nella scuola pubblica? E non vi sembra che la spensierata facilita’ con cui le vostre manifestazioni vanificano parte di questa spesa sia un pessimo servizio alla causa della scuola pubblica, che pure dite di voler difendere?

               Il vostro Ministro dell’Istruzione

 

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