ACCADE QUASI SEMPRE CHE NEL CASO CONCRETO IL PRINCIPIO DA APPLICARE NON SIA UNO SOLO, BENSÌ DUE O PIÙ, TRA I QUALI OCCORRE OPERARE UN BILANCIAMENTO – IL COMPITO DELLA POLITICA È TROVARE (ATTRAVERSO UN NEGOZIATO) L’EQUILIBRIO MIGLIORE TRA I VALORI DIVERSI CHE DEVONO ESSERE TRA LORO CONCILIATI
Articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 22 gennaio 2016.
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Nei dibattiti in corso sulle questioni politiche che toccano la sfera etica, o quella religiosa, il concetto di “principi non negoziabili” viene comunemente usato a sproposito. Luigi Mengoni, maestro di diritto, giudice della Corte costituzionale e persona profondamente credente, insegnava che la differenza tra principi e regole sta in questo: mentre la regola prescrive un comportamento specifico preciso (“non si passa col rosso”; “il salario minimo è di 6 euro”), il principio invece indica un valore che deve essere perseguito (tutela della vita, della libertà, dell’uguaglianza, della giustizia, ecc.). Dunque, mentre la regola ha un contenuto prescrittivo preciso predeterminato, il principio non ci dice esattamente come ci si deve comportare in ciascuna situazione: al contrario, lascia aperte diverse scelte pratiche attraverso le quali il valore può essere perseguito.
Anche perché – e proprio qui sta il punto cruciale della questione – accade quasi sempre che nel caso concreto il principio da applicare non sia uno solo, bensì due o più: si pensi per esempio alla necessità di conciliare il principio di tutela della vita umana con quello di libertà di circolazione: anche quella stradale, la cui pericolosità è in qualche misura ineliminabile; o il principio della libertà e segretezza delle comunicazioni con quello della punizione dei crimini. Quando è così, cioè quando si tratta di conciliare tra loro due o più valori, si impone un bilanciamento tra di essi. Il compito della politica è proprio questo: applicare al tempo stesso diversi principi, costituzionali e morali, trovando di volta in volta il bilanciamento migliore possibile tra i valori che essi ci impongono di perseguire.
In altre parole, se i principi fossero regole, la politica non servirebbe: essi direbbero compiutamente che cosa occorre fare. Ma, appunto, i principi non sono regole; e poiché se ne devono applicare più d’uno alla volta, è compito dei politici, con l’aiuto dei tecnici e degli studiosi, discutere di quale soluzione, tra le diverse possibili, combini nel modo più soddisfacente i valori in gioco. Ci sarà sempre chi sottolinea maggiormente l’importanza di un principio e chi l’importanza di un altro; il bilanciamento tra i due comporterà dunque, in qualche misura, una negoziazione. In questo senso si può dire che… in linea di principio, non esistono “principi non negoziabili”.
Nel caso oggi caldissimo delle unioni civili e della stepchild adoption sono in gioco almeno due principi, entrambi fondati sulla nostra Costituzione: quello della tutela dell’interesse del minore, quale che sia l’orientamento sessuale dell’aspirante genitore adottivo, e quello di non discriminazione tra gli adulti aspiranti all’adozione in base all’orientamento sessuale. E questo in riferimento a una miriade di situazioni anche diversissime le une dalle altre. Le possibili conciliazioni fra i due valori, cioè le ipotesi ragionevolmente praticabili di bilanciamento tra di essi, sono assai più di una; ma ciascuna di esse implica che nessuna delle parti politiche attribuisca valore assoluto a uno dei due principi, dichiarandolo “non negoziabile”. Perché così facendo si azzera l’altro. Dunque non si fa un buon servizio alla Costituzione.