I VECCHI REQUISITI DI ANZIANITÀ CONTRIBUTIVA NON BASTANO PER FINANZIARE VENTI O TRENT’ANNI DI PENSIONE CALCOLATA SULL’ULTIMA RETRIBUZIONE – E L’OCCUPAZIONE DEI GIOVANI NON SI PROMUOVE PREPENSIONANDO I CINQUANTENNI E SESSANTENNI A SPESE DEI GIOVANI STESSI
Lettera pervenuta il 2 gennaio 2016 – Segue la mia risposta, con i link a due scritti precedenti in argomento .
Buon Anno 2016 Senatore Pietro Ichino,
ho già inviato email ai Suoi Colleghi Senatori: Sergio Puglia, Gabriele Albertini, Raffaela Bellot, per tutti e tre a senato.it; leggo con curiosità che per Lei invece è @www.pietroichino.it! Bene, come nell’oggetto la mia email è per chiederLe di promuovere lavori rapidi per la modifica della Legge cosidetta “Fornero”. Siamo due coniugi oltre 61 anni di età e con oltre 35 anni di lavoro alle spalle; non vorrei cadere nei piagnistei di cui Voi della classe Legislativa suppongo siate stanchi (sbaglio?) ma voglio insistere sul fatto che se tanta popolazione italiana vive in uno stato di indigenza la cosa dovrebbe farVi arrossire, considerata anche la situazione di privilegio in cui molti di Voi agiatamente vivono mentre noi misero ed umile popolo sopravviviamo! Non conosco la Sua attività ma La ringrazio di aver inserito il Suo indirizzo nella scheda e avermi data la possibilità di scriverLe. Molti giovani sono senza lavoro, non capisco quindi perchè per non vivere con meno di 900 euro al mese di sussidio, noi ultrasessantenni dovremmo sperare ed attivare nella ricerca del lavoro. Lavorate dunque per una modifica alla Legge che consenta a noi anziani lavoratori di meritare quanto ci spetta ovvero una pensione dignitosa ed ai giovani (futuro del popolo italiano) di ottenere una decorosa esistenza lavorando con dignità!
La ringrazio Senatore Ichino e Le auguro buon lavoro per tutto l’anno 2016, augurando a me e a chi è nelle mie stesse condizioni che in questo lavoro ci sia la modifica a quanto sopra espresso! Saluto distintamente
Giovanna Iovine.
Ho esposto più volte su questo sito e altrove le mie opinioni sulla questione posta in questa lettera (segnalo, tra gli altri intreventi, la scheda pubblicata il 20 giugno 2014). Mi limito qui a osservare che una donna italiana di 60 anni, come l’autrice della lettera, ha una attesa di vita media di 24 anni. È facile convincersi che non si possono finanziare 24 anni di pensione calcolata in ragione del 70 o 80 per cento dell’ultima retribuzione con 35 anni di contributi pari al 30 per cento di una retribuzione che, oltretutto, nella fase iniziale della vita lavorativa è solitamente molto inferiore rispetto alla fase finale. L’unico modo in cui si può assicurare la pensione calcolata in quel modo a tutti i sessantenni con 35 anni di contributi consiste nell’aumentare il debito pubblico, cioè nel far pagare la differenza alle generazioni future. A me sembra che questo, finché lo si è fatto, sia stato gravemente ingiusto. E che non si debba ricominciare. Il lavoro per i giovani non si crea prepensionando i cinquantenni e i sessantenni a spese dei giovani stessi (che dovranno ripagare il debito nei decenni futuri), ma attivando servizi di orientamento scolastico e professionale degni di questo nome, migliorando il sistema scolastico e universitario, e rendendo il Paese attrattivo per gli investimenti esteri. (p.i.)
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