LO SPARTIACQUE POLITICO PRINCIPALE ORA STA NEL MODO IN CUI CI SI RAPPORTA ALLA GLOBALIZZAZIONE
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 371, 7 dicembre 2015 – In argomento v. anche, di Alessandro Maran, Il nuovo bipolarismo della politica italiana (e non solo).
Ora a Parigi destra e sinistra sono nei pasticci. Capiscono che al ballottaggio devono unirsi se vogliono battere il Front National; ma se si uniscono rischiano di confessare che il motivo per cui ciascuna delle due ha chiesto finora il voto agli elettori – ovvero la necessità di contrastare l’altra – non corrisponde affatto alla scelta di fondo di fronte alla quale il Paese si trova. Qual è dunque la vera scelta di fondo? I frequentatori di questo sito sanno che in questi ultimi anni, in riferimento allo spartiacque principale della politica italiana, ho coltivato l’ipotesi che esso oggi corresse tra i favorevoli e i contrari a quella che ho chiamato la “riforma europea” del nostro Paese, la strategia necessaria per la sua integrazione nell’UE. Ora, osservando quello che sta accadendo in Francia e le sue analogie con quello che in vario modo sta accadendo o è accaduto nei Paesi Bassi, in Polonia, in Ungheria e nel Regno Unito, formulo l’ipotesi che lo spartiacque principale della politica nell’Europa intera corra in realtà tra chi si propone di accettare la sfida della globalizzazione, mettendo in cantiere tutte le riforme che costituiscono il corollario di questa scelta, e chi invece dalla globalizzazione intende solo difendersi. A ben vedere, la costruzione della nuova Unione Europea non è altro che il primo capitolo della politica di chi vuole aprirsi alla sfida della globalizzazione. Viceversa, la difesa delle sovranità nazionali e il ritorno alle vecchie frontiere fortificate costituiscono il primo capitolo della politica di chi quella sfida la respinge. Se le cose stanno così, occorre spiegarlo onestamente agli elettori. Anche a costo di superare le vecchie contrapposizioni del Novecento. Altrimenti, se continuiamo a dividerci sui crinali tradizionali, la battaglia che oggi più conta rischia di essere persa senza che neppure la si sia davvero combattuta.
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