PERCHÉ MAI UN SENATORE DOVREBBE NASCONDERE AGLI ELETTORI LE PROPRIE SCELTE SUI CONTENUTI DELLA COSTITUZIONE, O (PEGGIO) SULLA DURATA O CADUTA DEL GOVERNO?
Terzo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 362, 1° dicembre 2015 – Su alcuni altri aspetti della discussione parlamentare di questi giorni forse non adeguatamente rilevati dai media v. il primo editoriale telegrafico, I bombardamenti di Kunduz e i gestacci di Palazzo Madama, e il secondo, Il paradosso dell’emendamento Cociancich.
Escluso che il motivo della tumultuosa contestazione inscenata a Palazzo Madama dalla minoranza, in questa prima giornata di voti sull’articolo 1 della legge di riforma costituzionale, possa davvero essere individuato nel contenuto delle funzioni del nuovo Senato, le accuse di “scempio della Costituzione” e di “prove generali di regime” possono essere riferite soltanto al fatto che la maggioranza cerca di limitare al minimo possibile il voto segreto. Ora, che FI e Lega lo chiedano nella speranza di sorprese che facciano cadere il Governo, lo si può forse capire. Ma che lo chieda, e con tanta foga, il M5S è davvero stupefacente. Grillo dovrà spiegarci come si concilii questa rivendicazione con l’esaltazione della trasparenza totale, della democrazia diretta, della politica “in chiaro”. Perché mai un parlamentare dovrebbe poter nascondere agli occhi degli elettori la propria scelta circa le funzioni del nuovo Senato, o circa il modo in cui esso verrà formato? Se, poi, la vera posta in gioco è la durata o la caduta del Governo, non è forse questo un motivo in più, sul piano della democrazia e della trasparenza della politica, perché il voto avvenga alla luce del sole?
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