DELLA MANIFESTAZIONE DEL 25 OTTOBRE LEI COSA PENSA?

RINVIARE SOLO SE SI DETERMINA UNA SPROPORZIONE TRA I TEMI DELL’INIZIATIVA E LA PREOCCUPAZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA PER IL RISCHIO DI UNA CATASTROFE ECONOMICA PLANETARIA

Lettera pervenuta il 12 ottobre 2008. Segue la mia risposta.

Caro senatore Ichino,
sono un quadro tecnico della Telecom e seguo con grande attenzione – se mi consente, persino con qualche partecipazione emotiva – il suo lavoro politico attraverso il suo sito: insomma, mi interessa molto quello che lei fa e pensa. Leggo in questi giorni che i suoi colleghi senatori del Pd Marco Follini e Nicola Rossi si sono dichiarati favorevoli a che la manifestazione del 25 ottobre prossimo venga disdetta, in considerazione del terremoto economico di questi giorni.

 Sarei portato a condividere quella presa di posizione, se non avessi letto anche la risposta di Berlusconi (“me ne frego”) alla disponibilità manifestata da Veltroni e Morando per un impegno bi-partisan in questo frangente: mi basterebbe questa risposta per sentire la necessità di andare in piazza per manifestare contro questo modo insopportabilmente rozzo e arrogante di intendere la politica, la democrazia, le istituzioni: “tu te ne freghi di tutto, invece a noi importa di tutto”. Però mi sembra che  oggi in questa manifestazione e nella contemporanea offerta di cooperazione al Governo ci sia qualche cosa di stonato. Mi interesserebbe molto sapere che cosa ne pensa lei.
       l.f.

Una manifestazione pubblica è sempre una forma di partecipazione democratica: dà modo ai cittadini di far sentire direttamente la loro voce e far vedere all’esterno lo stile della loro azione politica. La mia perplessità non riguarda né il fatto che il Pd abbia indetto questa manifestazione con largo anticipo più di tre mesi fa (non sarebbe stato possibile organizzarla in luglio, ma occorreva fin da allora dare un segnale di mobilitazione), e neppure il fatto che essa venga confermata nonostante la gravissima crisi finanziaria planetaria scoppiata nel frattempo. Una grande manifestazione del maggiore partito di opposizione, impostata su scelte programmatiche serie e incisive, su parole d’ordine giuste, potrebbe essere un passaggio molto utile per far conoscere quelle scelte, per denunciare gli aspetti peggiori dell’azione di questo Governo (sul piano della politica istituzionale, della giustizia, e anche del lavoro), nonché per scrollarci di dosso l’accusa di condurre un’opposizione troppo poco visibile all’esterno del Palazzo e incerta nei contenuti. Il punto è che, se il ritardo nell’elaborazione delle scelte programmatiche c’è davvero, la manifestazione può renderlo ancora più visibile, così  trasformandosi in un boomerang sul piano della comunicazione mediatica. Ora, quello che mi preoccupa è che, effettivamente, in alcuni settori vedo un ritardo nell’elaborazione di questi contenuti da parte del Pd; e in qualche caso la manifestazione è stata un motivo di ritardo ulteriore, invece che di accelerazione. La cosa positiva è che – per quel che vedo e sento – i responsabili del Pd sono ben consapevoli di questi ritardi; il che costituisce una buona premessa perché essi vengano superati al più presto. Quanto alla possibilità di disdire la manifestazione nel caso in cui la crisi economico-finanziaria dovesse aggravarsi ulteriormente, spetta al vertice del Partito di valutare, per un verso, la possibile sproporzione tra i temi dell’iniziativa e la preoccupazione dell’opinione pubblica per il futuro prossimo della nostra economia; per altro verso la delusione che l’annullamento causerebbe in centinaia di migliaia di militanti che hanno già “prenotato” in queste settimane la propria presenza a Roma il 25 ottobre: argomento, quest’ultimo, non decisivo ma pur sempre rilevante.  (p.i.)

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