IL QUOTIDIANO DIRETTO DA EZIO MAURO RICONOSCE ORA, MA SOLO SULL’INSERTO ECONOMICO, I MERITI DEL PIANO INDUSTRIALE DI MARCHIONNE CHE CINQUE ANNI FA LO STESSO GIORNALE DENUNCIÒ AVVENTATAMENTE COME “ATTACCO AI DIRITTI FONDAMENTALI DEI LAVORATORI”
Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 359, 12 settembre 2015 – In argomento v. anche, per i precedenti, il portale La vicenda Fiat.
Nel 2010, quando Sergio Marchionne propose ai lavoratori della Fiat il suo piano industriale, il quotidiano la Repubblica fu il più importante tra i media che si accodarono all’attacco violentissimo della Fiom-Cgil contro quel progetto. Le tre deroghe al contratto nazionale che il piano richiedeva venivano qualificate come “attacco ai diritti fondamentali dei lavoratori”. Ricordate i commenti apocalittici del sociologo-editorialista Luciano Gallino e le interviste trasudanti indignazione ai Rinaldini e Landini, Epifani e Camusso, per l’occasione uniti nella lotta contro il padrone delle ferriere? Per fortuna i lavoratori della Fiat non diedero retta a Repubblica e co. e decisero a maggioranza di scommettere su quel piano respingendo l’invito al “No” della Fiom. A cinque anni di distanza, i fatti hanno dato loro ragione: la Jeep prodotta a Mirafiori triplica le immatricolazioni, la 500X prodotta a Melfi è la più venduta del suo segmento, l’Alfa Romeo aumenta le vendite del 36% (e Pomigliano è premiato come lo stabilimento auto più avanzato in Europa sul piano tecnologico ed ergonomico, con infortuni sul lavoro letteralmente azzerati). A questo punto sull’inserto di Repubbica Affari e Finanza (7 settembre) leggiamo in prima pagina e paginone interno: “Auto, la Fiat americana fa bene all’industria italiana”; “il cambio di pelle dell’industria dell’auto italiana è stata ed è una delle condizioni della sua sopravvivenza alla tempesta della crisi”. Avremmo preferito che questo titolo fosse pubblicato sulla prima pagina del quotidiano e non dell’inserto, con la stessa evidenza con cui vennero pubblicate le invettive contro il piano di Marchionne nel 2010 e 2011. Ma, soprattutto, avremmo apprezzato che il quotidiano diretto da Ezio Mauro riconoscesse apertamente l’errore di allora. Coerenza e capacità di autocritica si richiedono anche a giornali e giornalisti, esattamente nella stessa misura in cui essi la chiedono quotidianamente (e giustamente) ai politici.
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