IL CONSENSO RACCOLTO DALL’APPELLO DI ANGELA MERKEL AD APRIRE LE PORTE AI PROFUGHI COSTITUISCE UN EPISODIO STRAORDINARIO DI RICONCILIAZIONE DELLA RAGION POLITICA CON UNA PLURIMILLENARIA TRADIZIONE ETICA EUROPEA: POTREBBE ESSERE UNA SVOLTA NELLA COSTRUZIONE DELLA NUOVA EUROPA
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 358 – In argomento v. anche Un traghetto per Lampedusa, dialogo immaginario tra un funzionario del ministero degli Interni e una osservatrice dell’Unione Africana in visita nella nostra isola, proposto ai frequentatori di questo sito nel 2009 e poi ripreso dal quotidiano il Riformista.
Tempo fa, in una conferenza su di una pagina del teologo Dietrich Bonhoeffer in tema di rapporti tra morale e politica, indicai la questione dei grandi flussi migratori come terreno sul quale tipicamente l’etica politica può essere costretta a scostarsi dall’etica individuale. L’imperativo morale dell’accoglienza nei confronti di chiunque sia in grave pericolo, cui deve certamente attenersi il comportamento del singolo, non può – osservavo – essere trasferito meccanicamente sul piano politico, almeno nella ricca Europa i cui cittadini sono in maggioranza contrari ad aprire le porte allo straniero. La ragion politica impone anche a chi è convinto di quell’imperativo morale di metterlo in sordina nelle proprie scelte legislative e amministrative, se non vuole perdere troppi consensi, anche tra i potenziali sostenitori del proprio partito: altrimenti, per salvarsi l’anima si condannerebbe a essere a tutti gli effetti un cattivo politico. Non userò più questo esempio dopo l’exploit di Angela Merkel dei giorni scorsi: la quale, nell’Europa dei Le Pen e degli Orban, dei Farage e dei Salvini, ha avuto il coraggio morale e la capacità politica davvero straordinaria di lanciare la parola d’ordine “i profughi vanno accolti tutti, tutta l’Europa faccia il proprio dovere”, riuscendo a raccogliere immediatamente un largo consenso intorno ad essa, e ben al di là dei confini del suo pur grande Paese. Chapeau. Proprio l’aver compiuto, nella congiuntura più difficile e drammatica, contro una parte forse maggioritaria del suo stesso partito, questa riconciliazione della ragion politica contingente con il meglio di una tradizione etica europea plurimillenaria, e il fatto di averla compiuta con successo, raccogliendo e orientando il consenso anche al di là dei confini del proprio Paese, costituisce un nuovo motivo di speranza nella possibilità di costruire l’Unione Europea su buone basi. E di legittimazione di Angela Merkel alla sua guida.
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