GITARIO: UN ANELLO PREZIOSO, NEI LUOGHI DELLA RESISTENZA APUANA E DELL’ORRORE NAZISTA

LA SALITA A LA PORTA, DOVE NACQUE LA PRIMA FORMAZIONE DEI PARTIGIANI APUANI, E A S. ANNA DI STAZZEMA DAL VERSANTE DI FARNOCCHIA, CON LA BICI IN SPALLA PER UN PICCOLO TRATTO, E LA DISCESA SU PIETRASANTA E IL MARE

Resoconto di una gita sulle Alpi Apuane, 28 agosto 2015 – I precedenti, quasi tutti pubblicati nella rubrica Il Gitario del mensile Versilia Oggi, sono disponibili nell’Archivio dei miei scritti: li si possono reperire nella categoria Articoli, selezionando le parole-chiave Gitario, Alpi Apuane, Garfagnana

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È un giro tanto interessante sul piano storico (nella zona di attività più intensa dei gruppi partigiani apuani durante la Resistenza sulla Linea Gotica e in particolare lungo l’itinerario percorso da una delle colonne naziste che salirono il 12 agosto 1944 a S. Anna per compiervi la strage) quanto spettacolare sul piano panoramico. Può essere fatto da ciclisti di modeste capacità come me, purché con una qualche disponibilità al trekking. Ne do conto qui anche perché sto cercando di convincere i quattro sindaci della Versilia (Pietrasanta, Seravezza, Querceta e Forte dei Marmi) a investire qualche decina di migliaia di euro in un’opera che renderebbe questo giro accessibile anche a chi non è disposto a portarsi la bici in spalla per un tratto, per quanto breve: basterebbe una galleria di poche centinaia di metri attraverso la cresta boscosa tra il monte Gabberi e il monte Lieto, che collegasse tra loro il paese di Farnocchia e quello di S. Anna, intorno a quota 700 s.l.m., senza la necessità di raggiungere a piedi la Foce di Còmpito, a quota 830. Osservo in proposito che S. Anna appartiene al Comune di Stazzema come Farnocchia, ma ne è separato proprio da questa cresta, che è percorribile soltanto nel modo che qui sotto descrivo: i suoi abitanti sono dunque oggi normalmente costretti, per recarsi al loro municipio, a scendere al piano sul versante marino e ad attraversare il territorio di due altri Comuni – Pietrasanta e Seravezza – per poi risalire a Ponte Stazzemese. La galleria riprodurrebbe quell’unità comunale effettiva che fino a un secolo fa era assicurata dai muli e dalle mulattiere.

Non è un caso che tredici anni or sono, quando ebbi per la prima volta l’idea di questo anello e poi trovai il passaggio tra i due versanti (non indicato su alcuna guida ciclistica e non assistito da segnavia), il mio giro fosse partito dal lato nord, cioè da Farnocchia: perché è da lì che il valico appare più vicino; da S. Anna, invece, o non lo si vede o sembra impervio.  Per altro verso, chi va sulle Apuane cerca sempre i luoghi dai quali si veda il mare: se dunque si sale dal versante di S. Anna, arrivati lì ci si ferma. Se invece si sale da Seravezza e Ponte Stazzemese, tutto si vede della splendida conca di Farnocchia e della catena dal Corchia al Matanna, ma non il mare; il quale invece, nelle giornate limpide, compare in tutto il suo splendore proprio quando si scollina verso sud, alla Foce di Còmpito, o verso ovest, nel punto dello spartiacque denominato La Porta.

Il percorso a piedi, dal lato di Farnocchia parte da un casolare con una sua storia importante di cui dirò tra breve. Ci si arriva dal paese con uno stradello in saliscendi nel bosco. Quindici anni fa era prevalentemente sterrato: ero venuto dunque su con una mountain bike; oggi è per tre quarti asfaltato, e abbastanza liscio anche nei tratti sterrati: quindi mi è stato possibile farlo con Libellula, la mia amata e leggerissima bici da corsa in fibra di carbonio, assai più agevolmente trasportabile in spalla nel tratto di sentiero da fare a piedi.

S. Ermete, 28 agosto, festa del patrono del Forte, è la giornata ideale per questa gita, sia perché il paese è paralizzato dall’affollatissimo mercato, sia perché quest’anno l’aria, già settembrina, è fresca e tersissima. Partito dal Forte alle 10.30, arrivo a Farnocchia (640 s.l.m.) alle 12.15: da Ponte Stazzemese la strada è quasi tutta all’ombra, in un silenzio straordinario, con traffico motorizzato quasi inesistente. Breve sosta per mangiare un panino, riempire la borraccia e ammirare il panorama, che dalla piazza della chiesa si apre dal Corchia alla Pania, al Forato, al Procinto, al Nona e al Matanna; poi riprendo la strada, che si riduce allo stradello di cui ho detto sopra, proseguendo nel bosco fino a terminare a un traliccio con ripetitori tv alla località La Porta, sul crinale tra la conca di Farnocchia e la valle del Giardino dominata dal monte Altissimo. Per proseguire verso S. Anna, però, occorre tornare indietro di qualche centinaio di metri, a un vecchio casolare isolato, esso pure sul crinale, accanto al quale una lapide informa che qui “nel febbraio 1944 Gino Lombardi e Piero Consani costituirono la prima formazione partigiana della Versilia” (l’anno dopo entrambi sarebbero morti per mano dei nazisti). Da qui – circa a quota 700 – parte un sentiero nel bosco in leggera salita, in alcuni punti invaso da rovi e liane; per un tratto è sovrastato a sinistra da una parete di roccia verticale che lo rabbuia, producendo nel folto del bosco una luce strana, come subacquea. Un passaggio, nel punto dove il pendio attraversato si fa più scosceso, è particolarmente disagevole per chi lo percorre con la bici in spalla. Ma le difficoltà durano davvero poco: in un quarto d’ora il sentiero conduce alla Foce di Còmpito, sul crinale che divide Farnocchia da S. Anna: bellissimo l’improvviso esplodere, dopo il buio del bosco fitto, della luce del sole, che arriva sia dall’alto sia dal basso, riflessa dal mare. E sul mare si staglia la silouette del Sacrario. Qui si incontra il sentiero n. 3, che in breve scende alle case di Vaccareccia, dove il 12 agosto 1944 si compì una parte – 70 morti – della strage nazista di S. Anna.

Da S. Anna la discesa al piano offre panorami bellissimi sia a levante, verso Livorno e l’Isola d’Elba, sia a ponente, verso La Spezia, Porto Venere e l’isola del Tino, sia verso sud. Al bivio tra la Culla e Valdicastello prendo a destra, per arrivare all’Aurelia nei pressi di Pietrasanta, che meriterebbe un viaggio solo per la visita alle sue meraviglie. Alle tre e mezza sono già in spiaggia per una nuotata ristoratrice.

In tutto sono 50 chilometri, quasi tutti su asfalto. Per 49 è la bici a portarti, per uno solo sei tu a dover portare lei; troppo poco perché un giro come questo venga proposto dalle guide di mountain bike, troppo perché lo propongano le guide di bici su strada. Ma, come molte gite un po’ fuori dagli schemi, meriterebbe.

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