ANTICIPO DELLA PENSIONE: UNA PROPOSTA INTERESSANTE

PERCHÉ NON FACILITARE L’EROGAZIONE DA PARTE DI BANCHE O POSTE DI ANTICIPI A PERSONE VICINE ALLA PENSIONE, ENTRO MISURE PREDETERMINATE, COPERTA DA UNA GARANZIA DEL CREDITO DA PARTE DELL’INPS SULLA BASE DEI CONTRIBUTI VERSATI?

Lettera pervenuta il 27 giugno 2015.

Buongiorno Professore,

[…] Le proposte di legge in materia di anticipazione pensionistica riportate dalla stampa sono ispirate al valore fondativo della civiltà umana: la solidarietà. L’ipotesi che presento trae invece origine dall’interesse personale. Spero abbia tempo per valutarne la fattibilità e il relativo impatto economico; credo infatti che la qualità di un intervento pubblico possa essere misurata in relazione ai risultati che produce e non alle motivazioni che la generano, purché non meschine. Le chiedo di valutare la possibilità di un prestito al contribuente riconosciuto da banche/poste sulla base di un credito garantito e certificato dallo Stato.
Descrivo in sintesi il processo che ho ipotizzato (in modo – mi rendo conto – molto artigianale).

  1. Riconoscimento formale da parte dell’INPS del futuro diritto del beneficiario e indicazione del valore della pensione calcolato applicando la c.d. “legge Fornero”.
  2. Stipula di una convezione tra Stato e istituti privati (Banche/Poste) perché il riconoscimento del futuro credito venga accettato come garanzia per il riconoscimento di un prestito (erogabile da Banca/Poste al privato).
  3. Negoziazione tra Stato e Banche/Poste per definire un comune tasso d’interesse da applicare ai prestiti a fronte di una garanzia sul credito rilasciata dallo Stato.
  4. Riconoscimento di prestito al beneficiario e erogazione mensile da parte di Banche/Poste. L’importo erogato verrebbe a essere ridotto rispetto a quello della futura pensione per compensare gli interessi applicati e per riservare una quota al piano di restituzione (successivo punto 5).
  5. Rilascio da parte dell’INPS di una garanzia formale a Banche/Poste nella quale l’istituto assume impegno alla restituzione integrale del prestito. L’INPS procederebbe a restituire il prestito agli istituti eroganti in modo diretto. La restituzione verrebbe completata anche in caso di premorienza del soggetto beneficiario.
  6. Il soggetto beneficiario continuerebbe a percepire una pensione ridotta anche una volta maturati i requisiti di legge per percepire la propria pensione.

Se l’ipotesi che le presento fosse praticabile si realizzerebbero quelle condizioni “WIN-WIN” dalle quali tutti i soggetti interessati trarrebbero beneficio:

  1. Lo Stato non dovrebbe affrontare un’anticipazione delle spese, con rispetto dei parametri “europei” di stabilità.
  2. Il beneficiario stesso farebbe fronte ai maggiori costi emergenti (comprensivi di interessi), godendo del vantaggio della non imponibilità fiscale delle somme percepite a titolo di prestito.
  3. La certezza delle entrate spingerebbe i beneficiari a maggiori consumi e favorirebbe l’investimento degli eventuali attuali risparmi -quelli, per capirci, che oggi impiego per raggiungere i 67 anni- in nuove attività produttive, proprie o dei figli (es. artigianato, piccola imprenditoria).
  4. Si eviterebbe di fornire supporto economico anche a quanti non ne hanno stretta necessità.
  5. Si avrebbe estrema flessibilità in uscita, in quanto le variabili soggettive per il calcolo (anni per i quali si chiede l’anticipazione, importo della pensione piena, eventuale valore di pagamenti volontari integrativi) e i parametri oggettivi individuati/definiti dallo Stato (aspettativa media di vita, aliquote fiscali, tasso d’interesse negoziato) lascerebbero al beneficiario la possibilità di calcolare con banche/poste la propria posizione e prendere la decisione più vantaggiosa.

Ho simulato questo intervento anche per le fasce pensionistiche più basse, non solo per quelle medio-alte (alle quali apparterrò, spero, senza motivo né di vanto né di vergogna). Per le fasce più basse il beneficio fiscale conseguente alla non imponibilità del prestito e all’applicazione di aliquote riferite a un reddito più basso (al netto quindi del valore del prestito) avrebbe un impatto più ridotto, per cui sarebbe opportuno – in proporzione differenziata per diversi livelli di reddito – un intervento complementare dello Stato per garantire a queste persone un importo netto prossimo a quello della pensione piena. La prego di notare che questo risulterebbe comunque molto meno oneroso della semplice erogazione di un generalizzato sussidio.
Le risparmio il flagello dei fogli di calcolo. Se di suo interesse sarei onorato di poterglieli fornire, una volta riordinati un po’. Perdoni la presunzione. La ringrazio per l’attenzione e le porgo cordiali saluti,

Marco Montoschi (Monteleone di Roncofreddo)

 

A me sembra un’idea molto interessante, sicuramente meritevole di discussione da parte di Parlamento e Governo: mi impegno a operare in questo senso.   (p.i.)

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