SE IL CENTRO COMMERCIALE STA APERTO 24 H SU 24

L’AMPLIAMENTO DEGLI ORARI DI APERTURA PORTA MOLTI PIÙ BENEFICI CHE COSTI, ANCHE E SOPRATTUTTO PER I LAVORATORI – IL SINDACATO NON DOVREBBE IMPEDIRLO, MA NEGOZIARE LE MAGGIORAZIONI RETRIBUTIVE DEL LAVORO NOTTURNO E FESTIVO, E LA SUA VOLONTARIETÀ

Intervista a cura di Mauro Bongiani pubblicata sul Corriere Fiorentino il 3 luglio 2015, a seguito dell’iniziativa del Gruppo Carrefour di praticare l’orario continuato 24 ore su 24 in un centro commerciale di Firenze.

Professor Ichino, partiamo dall’inizio: tenere aperto 24 ore al giorno è solo una iniziativa commerciale o risponde  a bisogni reali dei cittadini?
Se l’estensione notturna dell’orario di apertura non rispondesse a bisogni reali, nessuna impresa si sognerebbe di progettarla: semplicemente l’iniziativa non sarebbe “commerciale”. Non occorre essere dei liberisti sfegatati per rendersene conto.

Allora qual è il problema secondo lei?
L’interrogativo è se questa iniziativa, presumibilmente vantaggiosa per l’impresa e per i suoi clienti, abbia conseguenze dannose per i lavoratori coinvolti.

Secondo lei ne ha?
Sul piano generale, vedo soprattutto dei vantaggi anche per i lavoratori: l’ampliamento della fascia oraria di apertura porterà opportunità di occupazione aggiuntive. Certo, il lavoro notturno, soprattutto se organizzato in turni a rotazione, presenta dei costi per chi vi è addetto: dei sacrifici sul piano della vita familiare e sociale, che devono essere adeguatamente retribuiti; e, per una parte delle persone, dei disturbi neurovegetativi.

Come vi si deve porre rimedio, a suo modo di vedere?
La legge prevede obbligatoriamente una sorveglianza medica speciale e il divieto di adibizione al lavoro notturno di chi soffre  di quei disturbi. Ma per la maggior parte dei soggetti, che non ne soffrono, questa è un’opportunità di lavoro in più, quindi un beneficio. Comunque, nessuno è obbligato: anche nel solo settore del commercio al minuto c’è una infinità di occasioni di lavoro solo diurno.

Orari così lunghi cambieranno i modi di vita?
Tutte le grandi città moderne vivono anche di notte. E la possibilità di fare acquisti anche di notte è una opportunità in più per chiunque vi risieda. Nelle zone turistiche, poi, l’esigenza di poter disporre di un centro commerciale aperto 24 ore su 24 è molto più forte che altrove. D’altra parte, già oggi centinaia di migliaia di persone lavorano di notte: negli ospedali, negli alberghi, sui treni e gli altri mezzi di trasporto pubblici, nel settore dello spettacolo: non c’è bisogno di immaginare grandi cambiamenti dei modi di vita per ipotizzare qualche centro commerciale aperto anche di notte.

Il sindacati hanno detto no a questo orario lungo: hanno ragione o sbagliano?
Quando si comportano così si confermano come difensori dei soli insiders, cioè dei lavoratori stabili regolari, che temono di vedersi chiedere i turni a rotazione. Invece di opporsi all’ampliamento dell’orario, perché i sindacati non negoziano la volontarietà del lavoro notturno per i dipendenti il cui contratto individuale non lo prevede espressamente? E perché non negoziano anche un aumento della maggiorazione retributiva per il lavoro notturno? Questo potrebbe far comodo anche agli insiders.

Ci sono però anche problemi di tutela del territorio. Poi penso alla movida senza orario, alle strade solo di minimarket.
Il territorio di notte è tanto più sicuro quanta più gente circola per le strade. E là dove  occorresse un po’ di sorveglianza contro gli schiamazzi notturni, anche questo significherebbe  nuove occasioni di lavoro.

C’è anche il problema dei giorni festivi che non “esistono” più, neanche per Natale e Primo Maggio.
Questo è un problema parzialmente diverso. È giusto che l’ordinamento statale, ma anche i sindacati, si preoccupino di favorire l’astensione dal lavoro in alcuni spazi di “tempo libero qualificato”, come le domeniche e le ricorrenze civili e religiose, perché ciò conferisce maggior valore a quel tempo libero. Ma questo obiettivo va perseguito più con gli incentivi economici che con i divieti. In ogni caso deve essere prevista una congrua maggiorazione retributiva per chi lavora in quelle giornate, a compenso del maggior sacrificio che la prestazione comporta.

 

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