È ANCORA PRESTO PER MISURARE CON PRECISIONE GLI EFFETTI DEL JOBS ACT

I PRIMI INDIZI SONO FORTEMENTE POSITIVI, MA PRIMA DI POTER AFFERMARE L’ESISTENZA DI UN NESSO CAUSALE TRA UNA NUOVA NORMA E UNA VARIAZIONE NEI FLUSSI DELLE ASSUNZIONI OCCORRE L’ANALISI DEI DATI DISAGGREGATI RELATIVI A DIVERSI MESI – DEL RESTO UNA PARTE DELLA RIFORMA DEVE ANCORA ENTRARE IN VIGORE

Intervista a cura di Paolo Lazzari, pubblicata su Luccaindiretta.it il 29 giugno 2015

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Sono passati pochi giorni da quanto il senatore Pietro Ichino, a Lucca, in un convegno della Fondazione Pera ha parlato di riforma del lavoro e degli effetti del Jobs Act. Lo abbiamo sentito per approfondire alcune tematiche molto sentite.
Professor Ichino, quali sono, a suo avviso, i principali indici attraverso cui è possibile misurare il reale impatto della riforma del lavoro sul mercato di riferimento?
Innanzitutto l’aumento della percentuale delle assunzioni a tempo indeterminato, nel flusso complessivo dei nuovi contratti di lavoro; e l’aumento delle trasformazioni di contratti a termine in tempo indeterminato. Inoltre, tra un anno o due, la riduzione del contenzioso giudiziale in materia di licenziamento.

Venerdì scorso, introducendo il convegno promosso dalla Fondazione Pera, è tornato a delineare i contorni essenziali del Jobs Act: quali i principali risultati che si stanno registrando e gli ulteriori vantaggi che i lavoratori italiani debbono attendersi nel breve-medio periodo?
È ancora presto per misurare gli effetti di questa riforma: i dati di marzo e aprile costituiscono soltanto degli indizi di effetti fortemente positivi in termini di aumento del lavoro a tempo indeterminato e anche del tasso di occupazione, ma non siamo in grado di valutare il nesso di causalità tra quanto accade e il decreto 4 marzo 2015 n. 23. Del resto questo è soltanto il primo di una serie di decreti, che modificano profondamente il nostro diritto del lavoro: anche per questo il giudizio sull’efficacia della riforma è prematuro.

Al convegno di Lucca ha parlato del decreto in materia di Cassa integrazione guadagni come di un buon testo: quali le ragioni principali che la persuadono in tal senso?
È un buon testo sia perché è scritto in modo chiaro, sia perché tende a ricondurre la Cassa integrazione alla sua funzione originaria, impedendone l’abuso diffuso a cui abbiamo assistito negli ultimi trent’anni.

Il contratto unico a tutele crescenti rappresenta la soluzione più idonea a debellare la piaga della precarietà?
Sicuramente è un primo passo importantissimo: il regime di job property è intrinsecamente produttivo di precariato.

La sicurezza economica dei lavoratori ne esce rafforzata?
Sì, anche se non è più una sicurezza costituita sull’ingessatura del posto di lavoro a tempo indeterminato (per i fortunati che ce l’hanno), ma una sicurezza costruita sul sostegno della persona che lavora nel mercato.

Lucca è sede di un comparto industriale di rilevanza mondiale: quello della carta. In quale misura e per quali ragioni gli imprenditori dovrebbero sentirsi incoraggiati in sede di nuove assunzioni?
Se la congiuntura offre loro delle possibilità di assumere nuove commesse, l’assunzione a tempo indeterminato può essere praticata senza che questo significhi generare un maggior costo fisso.

L’entusiasmo riscosso dal cosiddetto “contratto di ricollocazione”, specie in dottrina, trova riscontri tangibili anche nell’opera delle Regioni?
Per ora siamo ancora nella fase della sperimentazione, che è partita nel Lazio e sta partendo in Veneto, Sicilia e Sardegna.

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