L’OPPOSIZIONE PARLAMENTARE AL DISEGNO DI LEGGE SULLA SCUOLA, DAI TONI TRA IL GOLIARDICO E L’APOCALITTICO, DÀ VOCE A UN MOVIMENTO TENDENTE, IN REALTÀ, A IMPEDIRE QUALSIASI CAMBIAMENTO
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 351, 29 giugno 2015.
Palazzo Madama, 25 giugno 2015 – Seduta conclusiva del Senato sul disegno di legge scuola. Il Governo ha posto la fiducia. A mezzo metro dal mio banco i senatori del M5S accendono lumini cimiteriali per la morte della scuola; intonano in coro “libertà di insegnamento”; sbeffeggiano ogni senatore della maggioranza che vota “Sì”, Giorgio Napolitano compreso; uno di loro, paonazzo in volto, grida all’indirizzo dei banchi del Pd, quindi direttamente nel mio orecchio sinistro: “la riforma della scuola si fa insieme agli insegnanti!”. Ok, gli rispondo, ma gli insegnanti quale riforma vogliono? Mi guarda come se gli avessi chiesto il terzo segreto di Fatima. Finora, per quel che riesco a capire, chi parla a nome degli insegnanti ha rifiutato tutte le riforme proposte, da qualsiasi parte politica venissero. A quest’ultima sostenuta dal Governo Renzi, come alle precedenti, i più vocianti della categoria si sono opposti per motivi attinenti esclusivamente al trattamento che ritengono essere loro dovuto: niente valutazione, in nome appunto della “libertà di insegnamento”; l’Invalsi, meglio chiuderlo; no ai premi legati al merito; i dirigenti scolastici (vulgo: i presidi) meglio che restino privi di qualsiasi prerogativa dirigenziale; i precari e pure gli “idonei” delle vecchie graduatorie a esaurimento devono essere tutti immessi in ruolo incondizionatamente. E se non hanno le competenze didattiche che occorrono? Non importa. Il miglioramento della qualità della didattica? Quello non dipende dall’impegno né dalle competenze dei singoli insegnanti ma solo dai mezzi, dalle risorse materiali che lo Stato ci mette. Insomma: tutto questo strepito per un movimento le cui rivendicazioni si riassumono in due punti: “soldi molti, cambiamenti nessuno”. Intendiamoci: il disegno di legge del Governo muove solo un primo passo, ancora timido, sulla via che questi non vogliono imboccare; ma almeno quella via la imbocca. Scendo dunque verso l’emiciclo, sotto l’occhio feroce del mio contestatore, per votare serenamente “Sì” alla fiducia sul disegno di legge: se vincesse il “No” sarebbe comunque il trionfo di quel movimento di difensori a oltranza dello status quo.
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