QUI È CHIAMATO “CONTRATTO DI MOBILITÀ”, MA LA STRUTTURA È LA STESSA, COME LO È LO SCHEMA OPERATIVO
Comunicato tratto dal sito della Regione Veneto, datato 25 settembre 2014 – Chiedo scusa ai lettori per il ritardo col quale ne do notizia
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La Regione del Veneto, con la delibera n.1637 del 19 settembre 2014 ha attivato un intervento di politica attiva del lavoro basata su uno strumento innovativo: il contratto di mobilità.
L’azione prevede la realizzazione di percorsi di ricollocazione di lavoratori che hanno in corso o concluso un periodo di mobilità in deroga e che siano ancora disoccupati.
A questi lavoratori viene assegnato un voucher di ricollocazione, che consente loro di usufruire di prestazioni di assistenza intensiva nel mercato del lavoro, erogate da una Agenzia per il lavoro a scelta tra quelle che partecipano alla sperimentazione.
L’assegnazione del voucher di ricollocazione avviene sulla base di un contratto tra lavoratore e Agenzia, che specifica in concreto quali sono i servizi di assistenza intensiva che saranno forniti per favorire l’occupazione.
La liquidazione dei voucher alle Agenzie per il lavoro che hanno erogato i servizi sarà effettuata sulla base degli effettivi risultati occupazionali conseguiti.
I Centri pubblici per l’impiego, oltre ad avere un ruolo determinante nel mettere in contatto lavoratori e Agenzia, avranno la funzione di monitorare l’andamento dei percorsi garantendone il buon esito.
La prima fase sperimentale della misura è finanziata con risorse regionali pari a circa 500 mila euro, ma l’obiettivo è quello di attingere ai finanziamenti nazionali, previsti dalla legge di stabilità 2014 (15 milioni di euro per quest’anno e 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016) ma ancora non utilizzati per mancanza del decreto attuativo.
“Si tratta di una misura a vantaggio della fascia più debole del nostro mercato del lavoro – fa presente l’Assessore al Lavoro Elena Donazzan – vale a dire i lavoratori licenziati a causa della crisi, che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali nazionali.
In questi anni li abbiamo sostenuti con la mobilità in deroga, ma come è noto per il 2014 non abbiamo più le risorse per continuare a farlo. In ogni caso il problema non può essere affrontato con i sussidi, ma aiutandoli a riqualificarsi e a trovare un altro lavoro, anche temporaneo”.
“Le risorse messe in campo dalla Regione – prosegue Donazzan – serviranno a far partire la sperimentazione ma, per un intervento in grado di incidere su un target potenziale di circa 20 mila lavoratori, servono le risorse nazionali”.
“Chiederemo pertanto al Ministero del Lavoro di provvedere in fretta all’emanazione del decreto attuativo e ci batteremo per un’assegnazione congrua di risorse al Veneto.
In tutti questi anni, infatti, abbiamo lavorato con le Parti sociali per creare le condizioni per buone politiche del lavoro, creando una rete di servizi pubblico-privata e progettando strumenti di avanguardia. Invece di propagandare su mega riforme salvifiche – conclude Donazzan – il Governo trasferisca adeguate risorse alla Regione, l’unica in grado di rispondere alle reali esigenze di lavoratori e imprese”.