NEL FLUSSO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ENTRATA IN UN PAESE BEN PUÒ VERIFICARSI UN CASO SFORTUNATO E NON TUTTI GLI IMPRENDITORI STRANIERI SONO ONESTI E AFFIDABILI; MA È CURIOSO CHE L’ATTENZIONE SI CONCENTRI SUI CASI (PER FORTUNA POCHI) IN CUI LE COSE VANNO MALE E NON SUI MOLTI IN CUI LE COSE VANNO BENE
Lettera pervenuta il 2 giugno 2015, in riferimento al mio articolo pubblicato sul Foglio il 29 maggio precedente e alla conferenza calabrese di tre giorni prima – Segue la mia risposta
.
Professor Ichino ho letto questo suo file: https://www.pietroichino.it/?p=35830 e come spesso mi accade trovo plausibile e razionale ciò che lei dice, dal basso della mia formazione che é medica e non di alto livello. Anche io ho sempre pensato che scegliere a priori l’italianità in un mondo globalizzato sia miope. Poi mi si ficca in testa ciò che sta facendo Wirlpool dopo aver acquistato Indesit, ma immagino sia bias emotivo di causa-effetto; Lactalis ad esempio non ha distrutto Parmalat, né Galbani, etc… Due dubbi mi rimangono peró in testa: uno é che lo stato di multinazionale parrebbe aver consentito finora un’elusione legale delle tassazioni nazionali (penso valga per le multi di servizi informatici, non so quanto per le altre); il secondo più che un dubbio é la presa d’atto che il trasferimento della sede legale di Fiat all’estero risponde a necessità di risparmio fiscali; atteggiamento più che legittimo ma che sottrae soldi all’erario italiano e non tiene in conto tutti i soldi che i contribuenti italiani hanno versato negli anni nelle casse dell’azienda. Che dice? Grazie e cari saluti
Robo
La tesi espressa nel mio e nella conferenza di Corigliano Calabro non implica che nel flusso degli investimenti esteri in entrata in un Paese non possa verificarsi un caso sfortunato, né che gli imprenditori stranieri siano tutti affidabili e corretti. Quello che contesto è che si parli soltanto dei casi di questo genere, e non dei casi come General Electric su Nuovo Pignone, o come Nissan a Sunderland, o come IBM in molti Paesi in tutto il mondo Italia compresa, ecc. Quanto alla questione della domiciliazione fiscale della sede della multinazionale in funzione della più bassa tassazione degli utili, il problema c’è e va affrontato, possibilmente attraverso l’armonizzazione delle aliquote di imposta nazionali. Ma non dimentichiamo che il grosso del gettito fiscale dato da un insediamento produttivo è costituito da imposte sui redditi dei lavoratori, su acquisti di materie prime e semi-lavorati, e su vendite di prodotti finiti, che vengono riscosse dallo Stato nel cui territorio lo stabilimento è dislocato. (p.i.)
.