HIRE YOUR BEST EMPLOYER!

NELL’ECONOMIA GLOBALIZZATA NON SONO SOLO GLI IMPRENDITORI A INGAGGIARE I LAVORATORI, NÉ SOLO I LAVORATORI A MIGRARE, MA ANCHE VICEVERSA – I LAVORATORI VINCENTI SONO QUELLI CAPACI DELLA SCOMMESSA COMUNE A 360° CON L’IMPRENDITORE MIGLIORE, DA QUALSIASI PARTE DEL MONDO EGLI VENGA

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 346, 25 maggio 2015 – In argomento v., più approfonditamente, il mio saggio Che cosa impedisce ai lavoratori di scegliersi l’imprenditore, 2007
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Nel mercato del lavoro del XXI secolo non è soltanto l’imprenditore a valutare, selezionare e ingaggiare i lavoratori, ma anche questi ultimi a valutare, selezionare e… sì, anche “ingaggiare” l’imprenditore che può meglio valorizzare il loro lavoro. Lo fanno, innanzitutto, ciascuno per conto proprio, quando decidono in quale settore cercare lavoro e a quale impresa del settore rivolgersi per prima; ma lo fanno anche quando, insoddisfatti di ciò che trovano vicino a casa, si spostano altrove per trovare di meglio. Talvolta, poi, lo fanno in forma collettiva, scegliendo a chi affidarsi tra due o più aspiranti, o attirando in casa propria un imprenditore straniero, oppure respingendolo. Così, per esempio, nel 2008 furono i lavoratori di Alitalia attraverso i loro sindacati a preferire la C.A.I. (ricordate quella cordata di imprenditori italiani dei quali nessuno aveva mai fatto volare un aereo?) a Air France-KLM; nel 2010, con i referendum di Pomigliano e Mirafiori, furono i lavoratori della Fiat a scegliere Marchionne e il suo piano industriale rispetto alla prospettiva di un intervento dello Stato per salvare l’azienda. Nell’economia globalizzata, non sono solo i lavoratori a migrare, ma anche gli imprenditori con i loro piani industriali e i loro capitali. Spetta ai lavoratori che preferiscono non migrare, attraverso i propri rappresentanti politici e sindacali, creare le condizioni per poter attrarre gli imprenditori migliori. Il mestiere più importante del sindacato del XXI secolo è questo: guidare i lavoratori nella selezione e valutazione del miglior piano industriale innovativo, dell’imprenditore più affidabile e più capace di attuarlo, da qualsiasi parte del mondo venga, e negoziare con quest’ultimo a 360 gradi la scommessa comune su quel piano. Proprio quello che alcuni sindacati seppero fare nel 2010 alla Fiat; e quello che i sindacati dei lavoratori di Alitalia fecero malissimo nel 2008. Se l’Italia oggi è drammaticamente chiusa agli investimenti stranieri non è soltanto a causa dei difetti della giustizia, della burocrazia, delle infrastrutture, ma anche perché, sia sul piano istituzionale, sia su quello culturale, il nostro sistema delle relazioni industriali ha in molti modi ostacolato quella scommessa comune a 360 gradi tra i lavoratori e il buon imprenditore che viene da fuori.

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