N. 345 -18 maggio 2015

CHI PAGA IL CONTO DELLA LIBERTÀ DEGLI INSEGNANTI DI NON INSEGNARE?
E chi rappresentano i sindacati quando difendono questa scuola, nella quale lo svolgimento dei programmi è gradito ma non obbligatorio? Leggi il mio primo editoriale telegrafico di oggi.

LA SCUOLA CHE VOGLIONO I CONTESTATORI DELLA RIFORMA
Sotto la bandiera della “libertà di insegnamento” rifiutano qualsiasi valutazione: i soli interessi che veramente contano, per loro, sono quelli degli addetti (ma in realtà sono gli interessi della parte dei docenti che più teme proprio la valutazione): leggi il mio secondo editoriale telegrafico di oggi.

IL BOICOTTAGGIO DEI TEST INVALSI È SOLTANTO OSCURANTISMO
Le verifiche di apprendimento standardizzate hanno la stessa utilità e gli stessi limiti che ha il termometro con cui si misura la febbre: individuano in modo oggettivo un sintomo, una variazione, senza pregiudicare la diagnosi. Rifiutarle significa preferire che si chiudano gli occhi anche sull’eventuale  sintomo: leggi l’articolo di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera del 13 maggio.

 

I PARERI DEL SENATO SUI DECRETI ATTUATIVI DELLA DELEGA-LAVORO
Le modifiche – per certi aspetti incisive – indicate per rendere i due decreti più coerenti con l’obiettivo del Codice semplificato: la richiesta di maggiore chiarezza, concisione, semplicità e leggibilità delle norme; la semplificazione della disciplina del part-time e delle clausole elastiche, anche in funzione dell’assorbimento della figura del “lavoro intermittente”; la nuova definizione del lavoro coordinato assoggettato alla protezione forte. Leggi il parere sullo schema di decreto A.G. 157/2015 e, soprattutto, il parere sullo schema di decreto A.G. n. 158/2015 in tema di “riordino contrattuale”, entrambi approvati dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama mercoledì.

RISPOSTA AL TEMPO SUI VITALIZI DEI CONSIGLIERI LAZIALI (E SUL MIO)
Perché ho difeso davanti al T.A.R. (gratuitamente) il provvedimento con cui la Regione Lazio ha corretto la vecchia (scandalosa) disciplina dei vitalizi per gli ex-consiglieri: leggi la mia lettera pubblicata sabato sul quotidiano Il Tempo, in risposta all’articolo pubblicato il giorno prima in prima pagina.

COME SI PUÒ FINANZIARE IL REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO
Oggi si spendono fiumi di denaro pubblico per forme di sostanziale assistenza priva di regole e della necessaria condizionalità: è dalla riforma di questa assistenza che possiamo e dobbiamo trarre il necessario per finanziare, almeno per la maggior parte, un sistema di sostegno del reddito delle persone in difficoltà e prive del trattamento assicurativo di disoccupazione; sostegno che dovrà essere accompagnato da misure volte al reinserimento nel tessuto produttivo: leggi la mia intervista a il Fatto quotidiano di martedì.

      

ANCORA SULLA CONSULTA IN TEMA DI PENSIONI: UNA SENTENZA REGRESSIVA
In una stagione dedicata a correggere un sistema di welfare che ha privilegiato in modo smaccato le vecchie generazioni rispetto alle nuove, la sentenza della Corte costituzionale n. 70/2015 torna bruscamente indietro; e, a differenza di precedenti sentenze della stessa Corte, lo fa scegliendo di non considerare il quadro generale del nostro bilancio pubblico e i vincoli in cui esso deve muoversi: leggi il bel fondo di Maurizio Ferrera sul Corriere della Sera di giovedì.

L’INTERVENTO DI ELENA CATTANEO SULLA QUESTIONE DEGLI OGM
Le biotecnologie oggi fanno moltissimo per il progresso dell’agricoltura. Precludersi – come fa l’Italia da 13 anni – la possibilità della ricerca scientifica in questo campo è una scelta irragionevole, che sconfina nell’oscurantismo: leggi l’intervento interessantissimo della senatrice a vita sull’argomento, di martedì scorso, e l’ordine del giorno a prima firma della stessa, sottoscritto anche dai Capigruppo della maggioranza.

IL DIBATTITO SUL SAGGIO DI GIORGIO RODANO IN TEMA DI JOBS ACT
Leggi l’intervento di Antonio M. Orazi, pubblicato sul Bollettino Adapt dell’11 maggio 2015, a seguito della pubblicazione su questo sito del saggio di Giorgio Rodano, Il mercato del lavoro italiano prima e dopo il Jobs Act: “sarebbe stato meglio – sostiene Orazi – non proteggere più nessuno e cercare, finalmente, di far nascere un vero e proprio mercato (libero) del lavoro”.

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