L’INTERVENTO DI ENRICO MORANDO NEL DIBATTITO SUL “DECRETO ALITALIA”

LA POSIZIONE DEL PD SULL’INTERA VICENDA, A CONFRONTO CON QUELLA DEL CENTRO-DESTRA

Gli interventi di Enrico Morando (Pd, coordinatore del Governo-ombra) e di Cesare Cursi (Pdl) nella discussione generale al Senato sulla conversione in legge del decreto-legge 28 agosto 2008 n. 134 (c.d. “decreto-Alitalia”), nella seduta pomeridiana del 1° ottobre 2008

PRESIDENTE (Bonino). È iscritto a parlare il senatore Morando. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (PD). Signora Presidente, cosa sta succedendo nel mondo, ormai da mesi, nel settore del trasporto aereo? Anche sotto l’impulso dell’ultimo shock petrolifero si sta determinando una fortissima concentrazione dalle imprese operatrici in questo campo, nell’Unione europea così come negli Stati Uniti d’America, in Asia, in America Latina. Alla fine di questo processo, che sta correndo molto rapidamente, pochissimi grandi protagonisti competeranno tra loro in un mercato fortemente integrato non solo, come sto dicendo, dal lato dall’offerta ma anche dal lato della domanda.

In questo contesto, tutti i Paesi stanno precipitosamente abbandonando la logica della difesa del rispettivo campione nazionale. Anche quando lo Stato controlla la relativa compagnia di bandiera, in sostanza, i Governi nazionali si orientano ad essere coproprietari di un grande player del trasporto aereo mondiale piuttosto che detentori del totale controllo di un piccolo soggetto regionale che, se non è già diventato marginale, è destinato comunque a diventarlo nel giro di poco tempo.

In Italia (sembrano passati tanti anni ma ne sono passati soltanto cinque) ancora nel 2003 esistevano le condizioni per integrare Alitalia dentro quello che sarebbe diventato il più grande protagonista del mercato del trasporto aereo mondiale. Lo Stato italiano avrebbe potuto esserne uno degli azionisti di riferimento, con quasi il 10 per cento della proprietà di quel gruppo. Già allora l’ossequio al principio dell’italianità impedì di affermare l’interesse dell’Italia.

In nome di quello stesso principio, i sindacati di Alitalia, tutti i sindacati, e i leader del Popolo della Libertà hanno fatto fallire nel marzo scorso un tentativo di soluzione orientato nello stesso senso, che scontava però il gravissimo e ulteriore deterioramento intervenuto nei conti e nelle capacità operative di Alitalia nel frattempo, cioè negli anni che sono passati dal 2003 fino alla primavera di quest’anno.

Allora – poi se lo è un po’ dimenticato – il leader del Popolo della Libertà offrì una decisiva sponda al rifiuto corporativo dei sindacati: non firmate (disse implicitamente il leader del Popolo della Libertà che si apprestava a vincere le elezioni): è già pronta la cordata italiana che vi garantirà condizioni migliori. Non era vero, ma la sirena cantava bene e le orecchie erano predisposte a seguirla da decenni di opaca cogestione da parte sindacale della compagnia di bandiera.

Quando si è trattato di costruirla davvero la cordata italiana, si è dovuto fare ricorso a misure straordinarie (quelle di cui stiamo discutendo adesso), inutilmente lesive degli interessi dei contribuenti, delle imprese e dei consumatori italiani: dei contribuenti, in primo luogo, perché saranno loro chiamati per anni a pagare, con le loro tasse, un onere per il bilancio pubblico che avrebbe potuto non determinarsi. A tal proposito il senatore Menardi, a ragione, stamattina sosteneva che questa è una vera privatizzazione, ma una privatizzazione all’italiana: i possibili futuri vantaggi sono privati, i sicuri presenti debiti sono pubblici.

Tali misure, in secondo luogo, vanno a danno delle imprese, perché quelle piccole e medie sono chiamate adesso a sostenere un intervento di cui mai e poi mai potrebbero godere se toccasse a loro entrare in una situazione di gravissima difficoltà e perché la presenza di alcuni concessionari nella cordata che sta privatizzando Alitalia è stata – vogliamo dire così – incoraggiata da regali, come il rinnovo per legge in automatico delle concessioni autostradali, che saranno pagati per anni dalle imprese italiane con prezzi più alti e servizi peggiori ad esempio in questo campo.

In terzo luogo, queste iniziative danneggiano i consumatori perché la sospensione delle norme antitrust fa del trasporto aereo italiano un mercato dove potrebbero praticarsi per anni prezzi più alti per servizi peggiori.

Tuttavia, signora Presidente, neppure quest’enormità in termini di violazione degli interessi dei consumatori, delle imprese e dei contribuenti italiani sarebbe bastata. Dieci giorni fa la cordata italiana ha ritirato l’offerta e siamo stati sull’orlo della catastrofe. Da dove nasceva quella situazione di difficoltà? Da dove nasceva lo stallo, il blocco? È semplice: dal pregiudizio sull’italianità. Nessun ruolo – diceva il Governo – per operatori stranieri, neppure con quote minoritarie della società acquirente; ciò che rendeva il progetto di privatizzazione privo di qualsiasi realismo e credibilità.

Alla rimozione di questo ostacolo – sì, signori – ci siamo dedicati come Partito Democratico con successo e in piena trasparenza, non con incontri segreti: con una lettera del leader del Partito Democratico Veltroni al Presidente del Consiglio abbiamo invitato il Governo ad uscire dall’angolo dentro il quale si era chiuso con una pervicacia pari soltanto all’incompetenza. Da quell’impulso del Partito Democratico… (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Collega Morando, le chiedo scusa. Colleghi, capisco che ci sia necessità di un coordinamento, ma magari è opportuno svolgere tali colloqui fuori dall’Aula. È utile consentire a tutti di ascoltare il senatore Morando.

 

MORANDO (PD). La ringrazio, signora Presidente. Come stavo dicendo, si trattava di un impulso esplicitamente orientato a costituire immediatamente un rapporto, perché nella lettera questo veniva previsto, non era una lettera generica che invitava a fare una riunione; no, era una lettera nella quale si avanzava una proposta precisa: rimuovete il pregiudizio sull’italianità e consentite immediatamente la costruzione da parte di CAI di un rapporto con un operatore internazionale, naturalmente senza scegliere quale. Questo impulso ha consentito a tutti gli attori che erano bloccati, ognuno nella rispettiva posizione, di riposizionarsi e si sono create per questa via le condizioni per un’intesa, così è stato possibile evitare il peggio.

Il contributo determinante che abbiamo offerto per la soluzione che si profila non cancella, anzi rafforza il nostro severo giudizio sugli errori, i ritardi, le scelte contraddittorie del leader del Popolo della Libertà e del Governo. Come un Governo serio, signora Presidente, non dovrebbe mai dire che ciò che gli riesce bene è tutto merito suo, mentre ciò che non gli riesce è tutto da imputare alla colpa dell’opposizione, così un grande partito riformista non può mai dire: loro sono i responsabili del disastro, loro cerchino, se ne sono capaci, di tirarsi fuori dai guai che hanno provocato.

Ora il lavoro di riduzione del danno non è terminato e su questo compito ci impegneremo ancora. Le regole antitrust non potranno restare sospese così a lungo, come invece prevede la legge che stiamo esaminando.Lo stravolgimento della legge Marzano dovrà essere limitato e la normativa ricondotta ad equilibrio. Non ci vuole un grande esperto di diritto comunitario per vedere che in sostanza la cessione di un ramo di azienda – perché questo stiamo facendo – non rispetta le regole comunitarie.

In terzo luogo, gli slot liberati dovranno essere utilizzati in modo da non strangolare gli utenti; visto che sono utenti italiani immagino che un po’ ci interessi il loro destino.

Masoprattutto, signora Presidente, non potrà essere evitato, anzi andrà sapientemente costruito, un processo d’integrazione della nuova Alitalia in un grande player del trasporto aereo europeo e mondiale. Quando il fumo della demagogia e della propaganda sarà caduto si dovrà riprendere a ragionare di questo punto essenziale.

Dovremmo allora, colleghi della maggioranza e del Governo, pensare europeo prima che agire in un contesto europeo, come il ministro Tremonti meritoriamente ci invita a fare nei giorni dispari salvo, nei giorni pari, consentire che il Governo, di cui è tanta parte, guidi il Paese ad impiccarsi ad un pregiudizio nazionalistico che penalizza, come ho cercato di dimostrare, l’interesse nazionale. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Cursi. Ne ha facoltà.

 

CURSI (PdL). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, il decreto-legge all’esame dell’Aula – approvato dal Governo sul finire di agosto – costituisce un importante contributo nella risoluzione dell’annosa vicenda della nostra compagnia aerea di bandiera, poiché introduce più incisive norme volte a garantire il processo di ristrutturazione di grandi imprese in crisi.

L’attuale situazione di dissesto, emersa in tutta la sua gravita la scorsa primavera, sta finalmente giungendo, non senza difficoltà, ad una positiva soluzione che consentirà di mantenere l’italianità della compagnia aerea, di salvaguardare la maggior parte dei posti di lavoro, garantendo al contempo ai lavoratori in esubero un sistema adeguato di ammortizzatori sociali, e di assicurare all’Italia, per il futuro, lo sviluppo di una nuova compagnia aerea italiana in grado di competere sul mercato.

La soluzione positiva di tale vicenda si è avuta grazie alla combinazione di diversi fattori, tra i quali è opportuno ricordare prioritariamente la forte determinazione del Presidente del Consiglio dei ministri e dell’intero Governo diretta a trovare una soluzione ai problemi che si trascinavano da anni; quindi l’impegno profuso in particolare dal ministro per lo sviluppo economico, Scajola, dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteoli, nonché dal ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Sacconi, che hanno lavorato incessantemente seguendo ogni minimo passo della trattativa anche nei momenti in cui questa è risultata appesa ad un filo. Merita inoltre di essere ricordato il grande lavoro di mediazione svolto in tutta questa vicenda dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta.

Va poi menzionato il meritorio impegno, anche finanziario, di una serie di imprenditori che hanno creduto nella scommessa del rilancio della compagnia aerea di bandiera; ed è altresì doveroso riconoscere il senso di responsabilità dimostrato, seppur in tempi diversi, dalle diverse organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori di Alitalia. Non va poi dimenticato l’impegno del commissario straordinario Fantozzi e, da ultimo, permettetemi, avendo presieduto le Commissioni congiunte 8a e 10a, il fattivo contributo delle Commissioni parlamentari competenti, le quali hanno approfondito l’esame del provvedimento d’urgenza svolgendo un ciclo di audizioni informali che hanno consentito di acquisire il punto di vista dei diversi soggetti interessati.

Particolarmente significativa – è importante sottolinearlo – è stata, come si diceva, la determinazione del Governo ed, in primis, del Presidente del Consiglio, che già durante la campagna elettorale aveva preannunciato la possibilità di trovare soluzioni con l’indicazione di una cordata di imprenditori disposti a rilevare la compagnia aerea di bandiera.

Tale ipotesi si è poi effettivamente concretizzata quando alcuni imprenditori hanno deciso, nonostante la drammatica situazione finanziaria in cui versava Alitalia, di rischiare in un’impresa che avrebbe, nel caso di un felice esito, consentito di salvaguardare l’italianità della compagnia aerea pur non escludendo la partecipazione minoritaria, ma strategica, di altri partner internazionali che consentano di dare un ulteriore slancio di competitività alla futura compagnia.

In tale contesto, dopo l’approvazione da parte del Governo del decreto-legge in esame e della nomina del commissario straordinario Fantozzi, una delle fasi più delicate è stata senz’altro quella delle trattative tra la società CAI e le organizzazioni sindacali.

Fortunatamente, seppure con tempi diversi, tutti i rappresentanti dei lavoratori interessati hanno compreso l’importanza di firmare un accordo quadro e un contratto di lavoro che consentisse alla nuova compagnia aerea di decollare, scongiurando in tal modo il fallimento di Alitalia che avrebbe comportato il conseguente licenziamento dei circa 20.000 dipendenti, ma soprattutto evitando la dispersione di un patrimonio nazionale dal valore non solo economico ma anche affettivo per l’intero Paese e per l’intero sistema Italia.

Tale drammatica situazione, che abbiamo tutti vissuto all’interno delle Commissioni competenti ma anche e soprattutto all’interno delle realtà territoriali a Roma così come a Milano-Linate ed in altri aeroporti italiani, è stata fortunatamente scongiurata e, proprio grazie anche al decreto che stiamo esaminando, sarà garantito ai dipendenti in esubero, il cui numero è stato ridotto rispetto alle previsioni iniziali, un robusto sistema di ammortizzatori sociali che ne dovrebbe consentire il reimpiego in tempi rapidi, evitando così di disperdere quelle professionalità maturate all’interno dell’azienda nel corso degli anni.

Da ultimo, non può essere sottaciuta l’importanza che il recupero di Alitalia riveste non solo per i dipendenti della compagnia ma anche per tutti i lavoratori impiegati nell’indotto (qui più volte ricordato), con particolare riguardo, per la realtà laziale, allo scalo di Fiumicino. Tale soluzione riveste inoltre particolare importanza anche per l’indotto, per i lavoratori e gli operai dell’aeroporto di Milano-Linate e per l’intero sistema aeroportuale italiano.

La presenza sul mercato di una compagnia aerea italiana che, grazie ad una serie di future alleanze strategiche, potrà garantire importanti collegamenti su scala nazionale ed internazionale costituirà inoltre un ulteriore elemento nello sviluppo dell’intero comparto turistico che, com’è noto, costituisce uno dei settori trainanti e per questo strategici della nostra economia.

Una volta approvato il provvedimento di urgenza, comunque, il Parlamento, lo voglio sottolineare con particolare rilevanza visto il lavoro fatto dalle Commissioni congiunte, attraverso le Commissioni competenti dovrà continuare a monitorare sulla effettività delle tutele previste per i lavoratori in esubero, prestando particolare attenzione alla realtà dei lavoratori precari che, ove possibile, dovranno poter essere utilizzati dalla nuova società.

Altrettanta attenzione dovrà essere prestata dal Parlamento ai futuri sviluppi della compagnia aerea con particolare riguardo alla scelta del partner internazionale che, seppur non immediata, dovrà essere valutata attentamente per assicurare alla nuova compagnia un elevato grado di internazionalità che le consenta di essere fortemente competitiva sul mercato europeo e mondiale.

Tanti sono ancora gli scogli da superare, tanti ancora le incertezze e i dubbi che dovranno essere affrontati dal commissario Fantozzi, tanti i problemi che esistono soprattutto sul tema dell’occupazione, che riguarda l’indotto e la possibilità per tante aziende che lavoravano e lavorano nel comparto del sistema aeroportuale di guardare con maggiore tranquillità al loro futuro; penso ne vada di mezzo il nostro sistema di garanzie per un settore particolarmente delicato qual è quello degli aeroporti italiani. Ritengo si sia in grado di lavorare tutti insieme in Parlamento per fare in modo che l’Italia, anche attraverso la nuova compagnia CAI, abbia la possibilità di poter portare a testa alta nel mondo il nome del sistema Paese, che deve essere garantito e difeso insieme a tutti i lavoratori, soprattutto i precari, per i quali va sottolineata ancora una volta l’importanza di una adeguata collocazione. (Applausi dal Gruppo

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