CHE COSA I BERSANI, I BRUNETTA, I GRILLO E I SALVINI (E LA NOSTRA CORTE COSTITUZIONALE) DOVREBBERO IMPARARE DALLE ELEZIONI BRITANNICHE
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 344, 9 maggio 2015.
Dunque: i Tories di David Cameron in Gran Bretagna, con il 36 per cento dei voti e senza alcun ballottaggio si sono presi la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Per converso, il Salvini della situazione, Nigel Farage, con il 12 per cento dei voti raccolti dal suo UKIP, ha rischiato di rimanere fuori (e tutto sommato si accontenta di essersi conquistato un seggio). In Scozia un solo partito, quello indipendentista, con la metà dei voti si è preso 56 dei 59 seggi in palio. Vi immaginate che cosa avrebbero detto i nostri Bersani, Brunetta, Grillo, Salvini, e gli illustri opinionisti di Corriere e Repubblica, circa la fine imminente della democrazia, e che cosa potremmo attenderci dalla nostra ineffabile Corte costituzionale, se il Governo Renzi avesse sostenuto e poi ottenuto un sistema elettorale come quello? Eppure quello è il sistema democratico più antico del mondo. Ed è tuttora – a ben vedere – il più democratico del mondo: nel Regno Unito chi vince seggi oggi in misura così larga, alle prossime elezioni può altrettanto rapidamente perderli. Con l’uninominale maggioritario secco sono cose che accadono. Accade poi che il leader del secondo partito, Ed Miliband, che perde ma pur sempre conquistando il 35 per cento dei seggi con il 30 per cento dei voti, si dimetta immediatamente, prima ancora che si sappia chi lo sostituirà. Non senza, però, avere prima telefonato al vincitore per congratularsi. E non gli passa neanche per l’anticamera del cervello di gridare all'”uomo solo al comando”, o al “pericolo autoritario”, se quello ha la pretesa di attuare il programma con cui ha vinto le elezioni senza chiedere il permesso a nessuno.
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