SOLO DA NOI SI CONSIDERA PERICOLOSO PER LA DEMOCRAZIA UN GOVERNO CHE NELL’ARCO DI UN ANNO RIESCE A FARE UNA RIFORMA PER LA QUALE AVEVA ASSUNTO UN PRECISO IMPEGNO PROGRAMMATICO
Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 343, 4 aprile 2015.
Partecipo a un seminario internazionale sull’evoluzione delle forme di governo. Per divertimento seguo la traduzione simultanea in inglese dell’intervento di un parlamentare accesamente di sinistra, che denuncia il modo di procedere del Governo italiano sul lavoro, la scuola, le amministrazioni pubbliche, e persino sulla riforma elettorale: sempre “a colpi di maggioranza”. Qui però il traduttore simultaneo si ferma imbarazzato, non sa come tradurre questa espressione, poi se la cava con “through the MPs’ majority vote”, cioè “con il voto della maggioranza dei parlamentari”. Già, ma detto così non fa nessuna impressione. Il fatto è che gli anglosassoni non hanno un’espressione per tradurre “a colpi di maggioranza”: per loro non c’è nulla di strano nel fatto che il Governo faccia le riforme con il voto della maggioranza parlamentare che lo sostiene. Alcuni obietteranno che almeno sulla legge elettorale si dovrebbe procedere con il consenso anche delle opposizioni; ma non sono credibili: sono gli stessi che sei mesi fa si stracciavano le vesti per il patto del Nazareno, cioè per l’intesa sulle riforme istituzionali tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Oggi, nonostante tutti gli sforzi del primo, quel patto è saltato per la volubilità straordinaria del secondo; e il Paese, dopo quattro anni di inutile attesa, ha bisogno assoluto di una legge elettorale che, nel caso di nuove elezioni, eviti l’ingovernabilità. L’esito pressoché certo del voto con la legge elettorale oggi in vigore in Italia a seguito della sentenza della Consulta sarebbe un nuovo “Governo delle larghe intese” del quale insieme al Pd e al Centrodestra dovrebbe necessariamente fare parte anche il M5S. Ve lo immaginate?
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