CON LE MAZZE O I COLTELLACCI, CON I CASCHI O I BURQA E I PASSAMONTAGNA, IL LORO OBIETTIVO FONDAMENTALE È UNO SOLO: BLOCCARE LA GLOBALIZZAZIONE
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 343, 3 maggio 2015.
Perché i No-Global il 1° maggio a Milano manifestavano contro Expo 2015? Lo dice il loro nome stesso: manifestavano contro la globalizzazione. Più precisamente contro le multinazionali depredatrici dei Paesi poveri e devastatrici del pianeta, per una economia “a chilometro zero”. Cioè sostanzialmente per il modello dell’economia curtense risalente al medioevo profondo, prima delle crociate e di Marco Polo. Per poter organizzare e attuare le loro manifestazioni, certo, e probabilmente anche per molte altre loro attività, i No-Global usano telefonini, aerei, automobili e treni ad alta velocità prodotti esclusivamente da grandi multinazionali. Ma questo è un ostacolo logico facilmente superabile: si combatte il Male utilizzando i suoi stessi strumenti. Meno facilmente superabile è forse la constatazione che per lo sviluppo dei Paesi poveri, nell’ultimo secolo, ha fatto più la globalizzazione di quanto abbiano fatto tutte le iniziative filantropiche messe insieme. Ma diranno che non è così, che questa affermazione è solo un frutto del “pensiero unico” liberista dominante. C’è però una circostanza preoccupante che i No-Global non possono negare: la perfetta coincidenza dei loro obiettivi fondamentali con quelli dell’Isis: anche gli incappucciati della Jihad si propongono essenzialmente di combattere la contaminazione del mondo islamico da parte della cultura occidentale, difendendo quel tanto di medievale che ancora lo caratterizza e bloccando la globalizzazione. Gli uni coi caschi neri, gli altri coi burqa e i passamontagna, tutti insieme contro la modernità e per un mondo in cui ciascuno resti rigorosamente a casa propria. Gli uni e gli altri, però, alla disperata ricerca di uno spazio nella comunicazione globale, attraverso quelli che sono i suoi strumenti per eccellenza: la televisione e Internet.
.