AUMENTO DI QUASI CENTOMILA NUOVI CONTRATTI REGOLARI E AUMENTO DEL 49,5% DELLE ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO, IN CONCOMITANZA CON UNA DRASTICA RIDUZIONE DELLE ORE DI CIG – MA È ANCORA PRESTO PER TRARNE CONCLUSIONI ATTENDIBILI SUGLI EFFETTI CAUSATI DALLA RIFORMA
Nota pubblicata sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali il 23 aprile 2015 – In argomento, oltre alla breve nota di commento che segue, v. il mio articolo pubblicato su il Foglio il 23 marzo 2015, Gli errori da non comettere nella valutazione degli effetti della riforma .
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UN BREVE COMMENTO A CALDO
Il ministero del Lavoro inaugura molto opportunamente, in occasione dell’entrata in vigore dei primi decreti attuativi della riforma del lavoro, un nuovo protocollo di pubblicazione dei dati risultanti dalle Comunicazioni obbligatorie: la cadenza della pubblicazione non sarà più trimestrale ma mensile, senza commenti e con dati in certa misura grezzi. Questi pubblicati oggi sono i primi dati mensili sui quali ha influito, sia pure soltanto per tre quarti del mese considerato, la nuova disciplina dei licenziamenti entrata in vigore il 7 marzo. Occorre chiarire subito che – per i motivi che ho spiegato in un mio articolo di un mese fa, questi dati possono dirci ancora pochissimo circa gli effetti riconducibili con sicurezza alla riforma: per poter discutere di questi occorrerà che si compia il lavoro degli econometristi di distinzione tra gli effetti dell’incipiente crescita economica, quelli della riduzione dei contributi previdenziali e del carico fiscale sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato e quello della nuova disciplina dei licenziamenti.
Resta comunque la possibilità di salutare con generica soddisfazione:
– il saldo fortemente positivo tra le attivazioni di nuovi contratti (641.572) e le cessazioni (549.273): quasi centomila nuovi contratti in più rispetto ai rapporti che nello stesso mese di marzo 2015 si sono chiusi, a fronte di un saldo positivo di poco più di sessantamila nello stesso mese del 2014 (620.032 – 558.366);
– l’aumento del 49,5% delle assunzioni a tempo indeterminato rispetto al marzo 2014: da 108.647 a 162.498 in numero assoluto; nei mesi di gennaio e febbraio 2015 l’aumento rispetto al bimestre corrispondente 2014, imputabile alla riduzione della pressione fiscale e contributiva, era stato del 20,7%); aumenta nettamente anche la percentuale delle assunzioni a tempo indeterminato sul flusso totale delle assunzioni: dal 17,5% al 25,3%;
– l’aumento delle trasformazioni da contratto a termine in contratto a tempo indeterminato, dalle 22.116 del marzo 2014 alle 40.034 del marzo 2015: quasi un raddoppio;
– il fatto che tutto questo avvenga in concomitanza con una drastica riduzione del numero di ore di intervento della Cassa integrazione: un dato che indica il ritorno al lavoro di molte decine di migliaia di persone che non figuravano come disoccupate, in quanto il loro rapporto di lavoro era solo sospeso ma non interrotto.
Sono dati straordinariamente positivi. Ma, ripeto, se si vuole essere rigorosi e non faziosi è ancora presto per trarne conclusioni attendibili sugli effetti causati dalla riforma. Aspettiamo le analisi degli econometristi, e non soltanto sui dati del mese di marzo, ma anche su quelli dei mesi successivi.
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