FIAT-CHRYSLER 1: SE NEL 2010 AVESSE PREVALSO IL “NO” DELLA FIOM

L’ITALIA AVREBBE PERSO UN PIANO INDUSTRIALE DI ASSOLUTA ECCELLENZA – SU QUESTO IL SINDACATO DI LANDINI DEVE AL PAESE E AI LAVORATORI UN’AUTOCRITICA SERIA

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 241, 18 aprile 2015 – In argomento v. anche il secondo: Fiat-Chrysler 2: L’autocritica che non abbiamo sentito da Bersani e Letta – Sull’intera vicenda v. la raccolta di scritti, dibattiti e documenti nel portale di questo sito La vicenda Fiat.

Certo, la prospettiva di un possibile 20 per cento di retribuzione variabile, che se le cose vanno bene può aggiungersi allo zoccolo della retribuzione fissa, non rientra negli schemi tradizionali del contratto collettivo nazionale prediletto dalla FIOM. Però sono comunque bei soldi che vanno in tasca ai lavoratori. I quali, oltre tutto, lì dentro sono sempre di più: 1500 assunzioni a tempo indeterminato entro l’anno nel Gruppo. Poi quel premio allo stabilimento di Pomigliano, come il più avanzato in Europa non solo sul piano tecnologico, ma anche su quello ergonomico, cioè dal punto di vista dello star bene di chi ci lavora. Nessun infortunio, zero denunce all’Inail in tre anni pieni di esercizio. E non solo Pomigliano: stesso rilancio e stessa qualità del lavoro a Melfi, a Grugliasco, a Mirafiori, a Cassino e Val di Sangro. Sono 15 i miliardi di investimenti previsti nel prossimo triennio. Un po’ di autocritica la Fiom dovrà farla, quando vorrà tornare credibile: perché se i lavoratori interessati avessero seguito le sue indicazioni, votando “No” al referendum del 2010, di tutto questo ora non ci sarebbe nulla.

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