CHE COSA DICE IL DEF SUL MERCATO E LE POLITICHE DEL LAVORO

UN INIZIO DI TENDENZA POSITIVA CHE DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO CON MISURE INCISIVE E CORAGGIOSE – IL MILIARDO E MEZZO RESO DISPONIBILE DALLA CRESCITA INCIPIENTE PUÒ ESSERE UTILIZZATO PER RENDERE STRUTTURALE LA RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE E CONTRIBUTIVO SULLE BUSTE PAGA

Relazione alla Commissione Lavoro del Senato da me svolta il 14 aprile 2015, contenente anche le osservazioni dalle quali è stato tratto il parere della Commissione stessa.

Relazione alla 11a Commissione sul Documento di Economia e Finanza 2015

1. Prospettive di ordine macroeconomico – Il quadro programmatico delineato dal Documento di Economia e Finanza 2015, oggi al nostro esame, prevede:
– quanto al Prodotto Interno Lordo, un incremento rispetto all’anno precedente pari allo 0,7% per l’anno in corso, all’1,4% per il 2016 e a un tasso medio annuo simile a quest’ultimo per il periodo 2017-2019;
– un tasso di disoccupazione pari al 12,3% per l’anno in corso, all’11,7% per il 2016, all’11,2% per il 2017, al 10,9% per il 2018 ed al 10,5% per il 2019;
– un tasso di inflazione (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) al netto dei prezzi dei beni energetici importati – valore a cui fanno in genere riferimento, come indice dell’inflazione, i contratti collettivi – pari allo 0,4% per l’anno in corso, all’1,0% per il 2016, all’1,9% per il 2017 e a un valore simile a quest’ultimo per ciascuno degli anni 2018 e 2019;
– un tasso di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche (in rapporto al PIL) pari al 2,6% per l’anno in corso, all’1,8% per il 2016, allo 0,8% per il 2017 e pari a zero (saldo nullo) per il 2018.

2. Effetti sulle entrate e la spesa – Questi ultimi obiettivi finanziari – osserva il Documento – saranno perseguiti senza l’attivazione delle clausole di salvaguardia inserite nelle ultime due leggi di stabilità, clausole che comporterebbero un aumento del prelievo fiscale. La disattivazione di tali clausole, secondo quanto prospettato nel DEF, sarà possibile in parte grazie al miglioramento del quadro macroeconomico (che si riflette in un aumento delle entrate) e alla flessione della spesa per interessi rispetto alle previsioni dello scorso autunno, con un effetto complessivo valutabile in 0,4 punti percentuali del PIL, e in parte per effetto degli interventi di revisione della spesa, che verranno definiti nei prossimi mesi, per un importo pari allo 0,6 per cento del PIL.

Per quanto riguarda l’anno in corso, il Documento rileva una differenza di un decimo di punto percentuale (in rapporto al PIL) tra il tasso di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni programmato (pari, come detto, per il 2015, al 2,6%) e quello tendenziale (pari al 2,5%), differenza che corrisponde, in valori assoluti, a circa 1,6 miliardi di maggiore spesa o di minore gettito di imposte per il 2015 determinabile, eventualmente, ad opera di successivi provvedimenti legislativi. Osservo che alla disponibilità finanziaria risultante da questo margine evidenziato dal DEF può attribuirsi natura strutturale, sul presupposto che si mantenga nel tempo l’andamento dei fattori che lo hanno prodotto.

3. Le misure di politica del lavoro in atto – Riguardo al settore del lavoro, il DEF ricorda (sez. III, § I.8) che sono in corso di attuazione le deleghe contenute nella legge 10 dicembre 2014 n. 183. Oltre che sui due decreti legislativi nn. 22 e 23/2015 già adottati ed entrati in vigore il 7 marzo scorso, riguardanti il contratto di lavoro a tutele crescenti e la revisione della tutela previdenziale contro la disoccupazione, e sui due schemi di decreto legislativo attualmente all’esame di questa Commissione e della Commissione omologa della Camera (schemi inerenti alla revisione della disciplina dei vari contratti di lavoro e alla revisione e aggiornamento delle misure intese a tutelare la maternità delle lavoratrici e a sostenere le cure parentali e le forme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la generalità dei lavoratori), il DEF si sofferma anche sulle altre deleghe pendenti.

In merito alla delega sugli ammortizzatori sociali, il Documento osserva condivisibilmente che il sistema delle relative tutele “in costanza di rapporto di lavoro, pur avendo svolto un ruolo fondamentale nell’alleviare gli effetti della crisi economica, risulta selettivo e oneroso” e che, “nei casi in cui le crisi aziendali risultino irreversibili, l’intervento degli ammortizzatori sociali prolunga inutilmente i tempi di transizione verso nuova occupazione dei lavoratori, riducendone le opportunità di ricollocazione”, mentre un “sistema economico in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti strutturali è in grado di offrire maggiori opportunità di posti di lavoro di qualità”. A tal fine – ricorda il Documento – “la delega al Governo prevede la revisione dei criteri e modalità di accesso agli strumenti di tutela in costanza di rapporto di lavoro”.

Riguardo alla delega sull’istituzione di un’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro, il DEF ne individua l’obiettivo in un incremento dell’efficienza e della produttività di risultati pratici dell’attività ispettiva, intesa alla tutela delle condizioni di lavoro e salute dei lavoratori, alla lotta al lavoro sommerso e alla prevenzione di abusi nei luoghi di lavoro.

In merito alla delega sulla semplificazione e la razionalizzazione delle procedure e degli adempimenti relativi alla costituzione e alla gestione dei rapporti di lavoro, il Documento al nostro esame ricorda che, secondo molti studi internazionali, l’eccessiva burocrazia dissuade molti soggetti esteri da investimenti nel territorio italiano e che per correggere questo difetto funzionale il Governo intende intervenire “in particolare rafforzando il sistema della trasmissione degli atti per via telematica e l’incrocio delle banche dati tra le pubbliche amministrazioni”.

Riguardo alla delega sui servizi per l’impiego e sulle politiche attive per il lavoro, il Documento osserva che “un efficace sistema di politiche attive richiede la presenza di una rete di servizi per il lavoro adeguatamente strutturati” e che “il contesto italiano è tuttora caratterizzato da una frammentazione eccessiva del sistema di erogazione delle politiche attive e da una loro generale debolezza”. Per tali finalità, la disciplina di delega ha previsto l’istituzione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione. Un sistema centralizzato di gestione delle politiche attive del lavoro – prosegue il Documento –, pur rispettoso delle specificità dei territori e dei clusters produttivi, “garantirebbe standard uniformi dei servizi sul territorio, un miglior legame tra politiche attive e passive e una maggiore mobilità dei lavoratori a livello nazionale e internazionale”.

Sempre con riferimento al settore del lavoro, nell’ultima parte del già citato § I.8 della sez. III del Documento si legge – in presumibile riferimento al disegno di legge n. 1051 attualmente all’esame di questa Commissione – che sarà varato entro il 2015 un apposito disegno di legge “per consentire, attraverso la contrattazione aziendale (o territoriale), l’adozione di modelli di partecipazione dei lavoratori nella vita delle imprese e per favorire l’evoluzione nelle relazioni industriali, con il superamento della conflittualità attraverso la ricerca di obiettivi condivisi”.

4. Le misure di politica sociale in atto – In merito alle politiche sociali, il Documento – oltre a ricordare le misure di finanziamento o rifinanziamento adottate dall’ultima legge di stabilità nonché la recente riforma dell’ISEE (ancora sez. III, § I.8) – afferma che, nel corso del 2015, potrà essere esteso all’intero Mezzogiorno il programma pilota “Sostegno per l’Inclusione Attiva”, attualmente avviato nelle 12 più grandi città del Paese. Il programma – ricorda il Documento – “combina l’erogazione di un sussidio con l’attivazione di un progetto personalizzato sul nucleo familiare beneficiario, volto a supportare i suoi componenti nelle diverse dimensioni della vita – dalla ricerca attiva di lavoro, alla frequenza scolastica per i più piccoli, all’adozione di stili di vita sani”.

5. L’andamento della spesa pensionistica – Su questo capitolo il DEF osserva (sez. II, capitolo III.2) che le misure adottate nel corso degli anni compensano in larga parte l’andamento negativo per la finanza pubblica – la cosiddetta “gobba” pensionistica – che si prospettava per i prossimi decenni: andamento dovuto all’incremento della speranza di vita e al passaggio alla fase di quiescenza delle generazioni del baby boom.

In particolare, secondo il Documento, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL – il cui valore per il 2015 è previsto pari al 15,8% – tenderà a ridursi fino al 2030, in presenza di un andamento di crescita più favorevole, nonché in virtù del processo di elevamento dei requisiti per la pensione e del progressivo passaggio al metodo di calcolo contributivo. Il valore percentuale suddetto dovrebbe attestarsi, verso la fine di tale periodo, intorno al 15,0%. Successivamente, la misura del rapporto percentuale tornerebbe a crescere, a causa dell’ampliamento delle tendenze negative delle dinamiche demografiche e in ragione degli effetti derivanti dal precedente posticipo del collocamento in quiescenza sull’importo delle pensioni. Il rapporto dovrebbe raggiungere un valore massimo pari a circa il 15,5%, intorno al 2044, per poi decrescere nel successivo periodo (l’orizzonte di queste previsioni arriva fino al 2060).

 Osservazioni

 In riferimento ai contenuti del DEF sopra esposti mi sembra che, sulla base degli orientamenti maturati in questa Commissione nell’arco dei suoi primi due anni di attività in questa legislatura, si possano formulare le osservazioni che seguono.

A. La politica industriale e del lavoro perseguita dal Governo deve tendere a favorire il ritorno del sistema economico nazionale a una crescita equilibrata e duratura, innanzitutto attraverso l’apertura del sistema stesso agli investimenti diretti esteri e lo stimolo agli investimenti interni. In funzione di questo obiettivo, sul piano della politica del lavoro è essenziale

a) che la riduzione del cuneo fiscale e previdenziale sulle retribuzioni venga resa strutturale: deve essere attentamente valutata la possibilità di utilizzare per questo scopo il margine riveniente dalla differenza tra il tasso di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni programmatico e quello tendenziale di cui ho detto nel § 2;

b) che il mercato del lavoro italiano sia sempre più innervato da servizi efficaci per un incontro facile fra domanda e offerta e per lo svuotamento delle sacche di skill shortage: a questo fine deve essere promossa la cooperazione tra Centri per l’Impiego e operatori specializzati accreditati, nel quadro di standard di efficienza, obiettivi e controlli disposti dalla istituenda Agenzia nazionale per l’impiego;

c) che le politiche passive, mirate al sostegno del reddito delle persone che hanno perso il lavoro, siano sempre più strettamente combinate con le politiche attive, mirate al reinserimento nel tessuto produttivo, anche al fine di rendere effettivo il principio di condizionalità dei trattamenti di disoccupazione ed evitare che essi producano un allungamento dei periodi di inattività delle persone stesse: a questo fine è indispensabile che venga rapidamente reso operativo il nuovo strumento del contratto di ricollocazione, istituito dall’articolo 17 del d.lgs. n. 22/2015 in attuazione della legge-delega n. 183/2014;

d) che l’istituenda Agenzia nazionale per l’impiego dia vita a un sistema generalizzato di rilevazione del tasso di coerenza tra formazione professionale finanziata con fondi pubblici e sbocchi occupazionali

B. Al fine del ritorno del sistema economico nazionale a una crescita equilibrata e duratura sono inoltre necessarie misure di politica sociale e del lavoro tendano alla promozione di un sistema di relazioni industriali aperto all’innovazione tecnologica e organizzativa e capace di adattare gli standard di trattamento dei lavoratori alle esigenze di sviluppo delle diverse parti del territorio nazionale; un sistema, dunque, nel quale il baricentro della contrattazione collettiva si sposti verso i luoghi di lavoro e la contrattazione stessa sia fortemente orientata a favorire i piani industriali innovativi e con essi l’incremento della produttività del lavoro. A questo scopo, ferme le priorità di cui al § 1, è essenziale che si ponga mano:

e) al rifinanziamento delle misure di detassazione della parte di salario legato agli incrementi di produttività contrattato al livello aziendale;

f) all’incentivazione fiscale delle forme contrattate al livello aziendale di partecipazione dei lavoratori agli utili dell’impresa, secondo quanto previsto nel disegno di legge n. 1051 all’esame di questa Commissione.

C. Al fine del ritorno del sistema economico nazionale a una crescita equilibrata e duratura sono infine necessarie misure di politica sociale e del lavoro tendenti a un rapido aumento del tasso di occupazione femminile, giovanile e nella fascia di età dei cinquanta-sessantenni. A questo fine si sottolinea l’opportunità:

g) che il programma Garanzia Giovani venga reso permanente, trasformandosi in un servizio di orientamento professionale rivolto a tutti gli adolescenti e capillarmente capace di contattarli uno per uno all’uscita da ciascun ciclo scolastico, per fornire loro le informazioni indispensabili non soltanto sulle opportunità occupazionali, ma anche sui servizi di formazione disponibili;

h) che il Governo promuova un’azione positiva mirata all’aumento del tasso di occupazione delle donne fino al suo allineamento all’obiettivo di Lisbona (quindi dal 46% attuale al 60%) e destinata a cessare al raggiungimento dell’obbiettivo: lo schema di intervento, fondato sull’elasticità della domanda e dell’offerta di lavoro femminile molto maggiore rispetto a quella maschile e quindi sulla prospettiva di un ritorno occupazionale forte della riduzione selettiva della pressione fiscale sui redditi di lavoro femminili, potrebbe essere dislocato inizialmente nella parte del territorio nazionale dove il tasso di occupazione femminile è più basso, cioè nel Mezzogiorno;

i) che il Governo si doti di un programma mirato alla promozione dell’invecchiamento attivo, mediante la combinazione di misure di sostegno del reddito con iniziative di attivazione, schemi di combinazione di lavoro parziale e parziale anticipazione della pensione, schemi di attivazione nel mercato dei servizi alle persone e alle comunità locali, nonché schemi volti al ridisegno delle mansioni, attingendo alle migliori esperienze disponibili nel panorama del centro e nord-Europa nel campo dell’Active ageing.

 

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