IL VECCHIO MODELLO DI RAPPORTO INDIVIDUALE DI LAVORO, QUELLO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI E IL VECCHIO ASSETTO DEL SISTEMA PREVIDENZIALE SONO SOLO TRE DEI MOLTI ASPETTI DELLA CRISI CHE IL NOSTRO SISTEMA STA ATTRAVERSANDO
Intervista a cura di Arianna Addari per Progress pubblicata il 1° maggio 2009
Quali sono secondo Lei le possibili soluzioni alla crisi attuale del mondo del lavoro?
È una crisi che ha molte facce: crisi del vecchio modello di rapporto individuale di lavoro, crisi del vecchio modello di relazioni industriali, crisi del vecchio assetto del sistema previdenziale, per menzionare soltanto le tre principali. Su ognuna di queste si possono proporre modi diversi per superarla.
Parliamo della prima. Da qualche mese Lei sta portando avanti la sua proposta di introdurre un sistema avanzato di flexsecurity, secondo il modello nordeuropeo. Come dovrebbe funzionare?
In estrema sintesi: alle imprese disposte a farsi carico, nei confronti dei loro nuovi dipendenti, in caso di licenziamento, di un trattamento di disoccupazione e di assistenza nel mercato per la ricollocazione al livello danese, si applica anche la disciplina danese dei licenziamenti. L’obbligo del sostegno del reddito al lavoratore costituirà la migliore garanzia di eccellenza dei servizi riqualificazione e ricerca del nuovo lavoro: perché più sarà rapida la rioccupazione del lavoratore licenziato, meno si dovrà sborsare per il suo trattamento economico.
Tutto questo non è troppo costoso per le imprese?
No: è ragionevole pensare che la ricollocazione avvenga mediamente entro i primi tre o sei mesi dalla perdita del posto; un anno nei casi più difficili. Entro questo lasso di tempo il lavoratore oggi già gode dell’indennità ordinaria di disoccupazione (60% dell’ultima retribuzione) o del trattamento speciale (80%): l’assicurazione complementare, per portare il trattamento al 90% del modello danese, costerà davvero poco. Il costo maggiore scatta negli anni successivi (rispettivamente 80%, 70%, 60% dell’ultima retribuzione); esso costituirà il migliore incentivo perché la ricollocazione avvenga entro il primo anno. Abbiamo calcolato che, a regime, con un turnover pari al 5% annuo – che è un tasso assai elevato, rispetto a quello attuale – il costo del nuovo sistema si attesterà sullo 0,5% del monte salari complessivo dei nuovi rapporti di lavoro (per i dettagli in proposito devo rinviare al mio sito web e alla relazione introduttiva al disegno di legge: n. 1481/2009)
In che modo questo progetto può essere utile a far fronte alla crisi occupazionale?
Se si offre alle imprese questa possibilità, si può chiedere loro di assumere con rapporti regolari e a tempo indeterminato anche in periodi di grave incertezza come questi: nel nuovo regime, se le cose andranno male, esse sanno di poter operare liberamente l’aggiustamento industriale e possono calcolarne fin l’eventuale costo fin dall’inizio del rapporto. D’altra parte, il progetto prevede che i vecchi rapporti di lavoro continuino con la vecchia disciplina, salvo che i lavoratori titolari, a maggioranza, decidano di negoziare la transizione al nuovo regime.
La Cisl e la Uil si sono espresse a favore di questo disegno di legge. Il mondo dell’industria come ha reagito?
La Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, al World Economic Forum di Davos ha preso posizione molto apertamente a favore di questo progetto. E lo stesso hanno fatto 75 imprese medio-grandi, che hanno chiesto con una lettera aperta al Ministro Sacconi un impegno bi-partisan perché il disegno di legge cammini in fretta.
Come è stato recepito il progetto dalla maggioranza?
Alcuni deputati e senatori del PDL si sono dichiarati pronti a firmarlo. Il Ministro Sacconi ha dichiarato che se il Parlamento vorrà sostenere questa iniziativa legislativa, il Governo non si metterà di traverso. Ci sono, dunque, le condizioni perché il progetto cammini, e anche abbastanza in fretta.
Le agenzie del lavoro quale ruolo avrebbero all’interno di questo nuovo sistema?
Come ha scritto sul Sole 24 Ore del 22 aprile scorso Stefano Scabbio, presidente e A.D. di Manpower Italia, esse costituiranno i principali fornitori di servizi utili agli enti bilaterali o consortili cui verranno affidati i lavoratori licenziati: servizi di outplacement, di informazione, orientamento e riqualificazione professionale mirata agli sbocchi occupazionali effettivamente possibili, di assistenza intensiva nei casi più difficili. Il forte incentivo economico di cui abbiamo parlato all’inizio farà sì che tutte le risorse di esperienza e di know-how disponibili nel mercato verranno ampiamente utilizzate.